giovedì 29 marzo 2012

Intervista allo scrittore Andrej Longo

30/9/2009

Uno scacchista pizzaiolo lanciato verso la celebrità

Andrej Longo, ischitano doc, occupa una posizione eccentrica nel panorama degli scrittori partenopei  ed attraverso i suoi libri: Adelante, Dieci e ora Chi ha ucciso Sarah? sta indagando il composito universo della napoletanità, non solo il mondo degli emarginati e della delinquenza più o meno organizzata, ma anche la vita dei quartieri bene della città. Infatti nella sua ultima fatica letteraria è passato dalle periferie degradate al salotto buono arroccato sulla collina di Posillipo, dove la borghesia vive nel benessere, guardando da lontano i problemi sempre più gravi che stanno facendo letteralmente affondare quella che fu una gloriosa capitale, dalla spazzatura ubiquitaria al traffico impazzito, dalla criminalità dilagante alla disoccupazione crescente. 
Inoltre è passato da una raccolta di racconti brevi al romanzo, adoperando sempre la prima persona dell’io narrante ed un linguaggio originale, diverso dal dialetto, che fa grande uso del dativo etico e dei verbi intransitivi in forma transitiva. 
Conosco da sempre Andrej e sono a lui legato non solo da una sincera amicizia, ma soprattutto da una comune passione: gli scacchi, uno sport della mente nel quale entrambi abbiamo il titolo di maestro, per cui ogni volta che ci incontriamo, prima di cominciare qualunque conversazione, ci affrontiamo con energia per ore sulla scacchiera ed otteniamo quasi sempre un risultato complessivo di parità.
Più che un’intervista con l’autore le domande e risposte che seguono rappresentano perciò uno scambio di idee tra due napoletani che hanno a cuore le sorti della propria città e si interrogano su come opporsi ad una deriva generalizzata, la quale, come un morbo incurabile sta devastando abitudini e mentalità di una antica civiltà.
Essere scrittori a Napoli dopo Gomorra è un’impresa difficile?
Ho letto il tuo saggio sull’argomento e francamente lo condivido solo parzialmente, certamente dopo il successo planetario ottenuto da Saviano e l’aura di mistero che circonda l’autore è difficile per chiunque ottenere la stessa attenzione da parte dei media, ma vi sono settori della città ancora da esplorare e lo dimostra il mio ultimo libro, Chi ha ucciso Sarah?, ambientato a Posillipo, che indaga il mondo dell’imprenditoria, degli intellettuali e dei professionisti, i quali, chiusi nelle loro case eleganti e nei loro circoli esclusivi, hanno fatto dell’omertà, della corruzione e dell’odio di classe i loro strumenti di sopraffazione. 
Molti ritengono che a Napoli convivano due tribù, un tempo assolutamente separate e che oggi si contaminano, prendendo ognuna il peggio dell’altra, sei d’accordo?
Esiste una Napoli della criminalità e dell’illegalità, solitamente identificata con le periferie ed i quartieri popolari ed una Napoli della borghesia, la quale è mancata clamorosamente al suo ruolo di guida. Sono due facce di un’unica medaglia ed hanno in comune gli stessi non valori, entrambe perseguono lo stesso obiettivo: l’arricchimento rapido e veloce.
Nel tuo romanzo mi pare che tu voglia però delineare un’altra Napoli, di solito poco rappresentata e che viceversa rappresenta la maggioranza.
Certamente vi è la Napoli delle persone normali che lavorano, si arrangiano, ma riescono ad andare avanti con fatica e dignità ed a questi napoletani ho voluto dare corpo e voce con i personaggi del poliziotto e del commissario, ma anche della stessa Sarah, figlia della borghesia, costretta a pagare la sua disponibilità verso gli altri. 
Recentemente a Posillipo sono avvenuti fatti di sangue che rappresentano una assoluta novità per il quartiere, hai preso ispirazione da essi?
Il romanzo era già completato quando sono avvenuti, in certo senso, vi è stata una sorta di premonizione.
Scrivere per Adelphi, oltre che un traguardo, rappresenta una garanzia per l’autore che si vede accompagnato per mano verso il successo, dalle recensioni sulle grandi testate ad un giro ben organizzato di presentazioni ed un trattamento di riguardo quando si debbono assegnare premi e riconoscimenti.Sono molto grato alla casa editrice che ha puntato sul mio lavoro e ciò rappresenta uno stimolo ad impegnarmi per non tradire le aspettative.
Quali sono i tuoi autori preferiti?
I miei gusti sono cambiati nel tempo, giovanissimo sono stato fulminato da Kafka, la cui opera ho riletto numerose volte, vi è poi stato il periodo dei grandi narratori russi da Tolstoi a Gogol, oggi leggo soprattutto  libri di inchiesta e tra i giovani scrittori italiani prediligo Valeria Parrella: Mosca più balena mi è molto piaciuto.
Tra i giornalisti che segui vi è qualche firma in particolare?
Michele Serra mi fa letteralmente impazzire e tra i cronisti sportivi Gianni Clerici. 
Stai lavorando ad un nuovo romanzo?
Certamente, ma per il momento titolo ed argomento sono rigorosamente top secret. 
Vogliamo un po’ parlare della favola del pizzaiolo scrittore e vogliamo rivelare ai lettori la vera essenza di Andrej Longo, laureato al Dams, collaboratore per anni della Rai, maestro di scacchi ed intellettuale attento alla realtà che lo circonda?
Certamente non mi considero un intellettuale ed infornando pizze ho avuto tutto il tempo per meditare, posso affermare che molti passi dei miei libri sono nati impastando tra una margherita ed un calzone.
Sei anche un ottimo cuoco?
Si, ma soltanto per pochi fidati amici.
Allora finita la conversazione non ci resta che accomodarci davanti ad un piatto di spaghetti alla carbonara e ad uno spezzatino con patate in grado di far risuscitare i morti, per poi passare altre ore a combatterci sulle 64 caselle della scacchiera.

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