venerdì 30 marzo 2012

Nuove regole per un capitalismo dal volto umano

4/3/2010

Il concetto di capitalismo è relativamente recente, anche se qualche traduttore ha qualificato Cefalo un capitalista ante litteram nella Repubblica di Platone. Soltanto nell’Ottocento il termine compare in alcuni testi inglesi e francesi, poco prima che ad adoperarlo sarà il suo più accanito censore: Karl Marx.
La tremenda crisi finanziaria che ha sconvolto di recente le borse mondiali, trasformandosi poi in una penosa fase di recessione, ha messo in dubbio la stessa idea alla base del capitalismo ed i suoi eccessi dovuti all’egoismo degli uomini. 
La dottrina sembra divenuta, alla pari del comunismo, una splendida utopia, irrealizzabile senza una guida etica dei processi economici ed una più giusta ripartizione della ricchezza prodotta.
Infatti l’apertura globale dei mercati, dopo la caduta dell’Unione sovietica e del suo impero, ha favorito unicamente i paesi ricchi, aumentando ulteriormente la forbice tra benessere e miseria e costringendo miliardi di uomini a combattere contro la fame.
Aumenta, anche in Occidente, la disoccupazione, l’incertezza per il domani, la precarietà del lavoro, mentre procede inarrestabile la catastrofe ecologica e l’esaurimento delle risorse. 
Nessuno oggi più crede alla neutralità dell’economia, all’accoppiata capitalismo democrazia ed ad un benessere crescente per tutti, liberalizzando senza regole il mercato.
Tacciono i grandi pensatori, divenuti merce rara ed in ogni caso zittiti dal monopolio dei mass media nelle solide mani dei grandi capitalisti e delle multinazionali. L’unica voce, fievole anche se autorevole, in questo deserto della cultura, è  quella dei pontefici nelle loro encicliche, a partire da Woityla, il quale ebbe a dichiarare nella Redemptor hominis: ”un uomo non può diventare schiavo dei sistemi economici, schiavo della produzione, schiavo dei suoi propri prodotti” per finire a Benedetto XVI, che di recente ha parlato non solo ai cattolici, ma a tutti gli uomini di buona volontà, ammonendo: “il grande problema che le regole dell’economia devono risolvere sta nel contemperare la tutela della libertà con quella dell’uguaglianza”.
Mentre la Chiesa rimane attenta alle trasformazioni del capitalismo ed ammonisce, sollecita, a volte alza la voce, bisogna  che il pensiero laico cominci a ricreare su solide basi etiche il sistema di produzione e di ripartizione degli utili sui quali si fonda la nostra società.
Cosa in pratica può fare, nel suo piccolo, ognuno di noi per tentare di arginare questo marasma economico sociale, prima che ci travolga e con noi la nostra civiltà ed il futuro dei nostri figli?
Innanzitutto ridurre la corsa al consumismo e rispettare al massimo l’ambiente.
Sarà poi compito di una nuova generazione di filosofi ed economisti tracciare le direttrici di una rivoluzione pacifica, ma improcrastinabile ed ai politici non rimarrà che occuparsi del bene comune di tutta l’umanità, dimenticando inopportuni egoismi.
Achille della Ragione e Marina della Ragione

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