sabato 26 luglio 2014

Le cinque fasi dell'elaborazione del lutto



Secondo Elisabeth Kübler-Ross questo è uno strumento che permette di capire le dinamiche mentali più frequenti della persona a cui è stata diagnosticata una malattia terminale, ma gli psicoterapeuti hanno constatato che esso è valido anche ogni volta che ci sia da elaborare un lutto solo affettivo e/o ideologico.
Da sottolineare che si tratta di un modello a fasi, e non a stadi, per cui le fasi possono anche alternarsi, presentarsi più volte nel corso del tempo, con diversa intensità, e senza un preciso ordine, dato che le emozioni non seguono regole particolari, ma anzi come si manifestano, così svaniscono, magari miste e sovrapposte.
  • Fase della negazione o del rifiuto: “Ma è sicuro, dottore, che le analisi siano fatte bene?”, “Non è possibile, si sbaglia!”, “Non ci posso credere” sono le parole più frequenti di fronte alla diagnosi di una patologia organica grave; questa fase è caratterizzata dal fatto che il paziente, usando come meccanismo di difesa il rigetto dell'esame di realtà, ritiene impossibile di avere proprio quella malattia. Molto probabilmente il processo di rifiuto psicotico della verità circa il proprio stato di salute può essere funzionale al malato per proteggerlo da un’eccessiva ansia di morte e per prendersi il tempo necessario per organizzarsi. Con il progredire della malattia tale difesa diventa sempre più debole, a meno che non s’irrigidisca raggiungendo livelli ancor più psicopatologici.
  • Fase della rabbia: dopo la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura, che esplodono in tutte le direzioni, investendo i familiari, il personale ospedaliero, Dio. Una tipica domanda è “perché proprio a me?”. È una fase molto delicata dell’iter psicologico e relazionale del paziente. Rappresenta un momento critico che può essere sia il momento di massima richiesta di aiuto, ma anche il momento del rifiuto, della chiusura e del ritiro in sé.
  • Fase della contrattazione o del patteggiamento: in questa fase la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare ed in quali progetti può investire la speranza, iniziando una specie di negoziato, che a seconda dei valori personali, può essere instaurato sia con le persone che costituiscono la sfera relazione del paziente, sia con le figure religiose. “se prendo le medicine, crede che potrò…”, “se guarisco, poi farò…”. In questa fase, la persona riprende il controllo della propria vita, e cerca di riparare il riparabile.
  • Fase della depressione: rappresenta un momento nel quale il paziente inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo o che sta per subire e di solito si manifesta quando la malattia progredisce ed il livello di sofferenza aumenta. Questa fase viene distinta in due tipi di depressione: una reattiva ed una preparatoria. La depressione reattiva è conseguente alla presa di coscienza di quanti aspetti della propria identità, della propria immagine corporea, del proprio potere decisionale e delle proprie relazioni sociali, sono andati persi. La depressione preparatoria ha un aspetto anticipatorio rispetto alle perdite che si stanno per subire. In questa fase della malattia la persona non può più negare la sua condizione di salute, e inizia a prendere coscienza che la ribellione non è possibile, per cui la negazione e la rabbia vengono sostituite da un forte senso di sconfitta. Quanto maggiore è la sensazione dell’imminenza della morte, tanto più probabile è che la persona viva fasi di depressione.
  • Fase dell’accettazione: quando il paziente ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo intorno a lui, arriva ad un’accettazione della propria condizione ed a una consapevolezza di quanto sta per accadere; durante questa fase possono sempre e comunque essere presenti livelli di rabbia e depressione, che però sono di intensità moderata. In questa fase il paziente tende ad essere silenzioso ed a raccogliersi, inoltre sono frequenti momenti di profonda comunicazione con i familiari e con le persone che gli sono accanto. È il momento dei saluti e della restituzione a chi è stato vicino al paziente. È il momento del “testamento” e della sistemazione di quanto può essere sistemato, in cui si prende cura dei propri “oggetti” (sia in senso pratico, che in senso psicoanalitico). La fase dell’accettazione non coincide necessariamente con lo stadio terminale della malattia o con la fase pre-morte, momenti in cui i pazienti possono comunque sperimentare diniego, ribellione o depressione.

mercoledì 16 luglio 2014

alcuni disturbi psicologici



LA DEPRESSIONE : è uno dei disturbi più comuni (si stimano che ne soffrono in Italia circa 5 milioni di persone).
Si caratterizza per:
- Umore marcatamente depresso, tristezza, disperazione, mancanza di speranza nel futuro e nelle proprie capacità, bassa autostima, sensi di colpa 
- Spesso la persona che ne soffre perde interesse per le attività, anche quelle piacevoli, si isola (abbandono degli hobbies, sport, attività sessuale)
- Ha spesso difficoltà a concentrarsi e a lavorare e si sente sempre stanco e privo di forze
- Soffre di insonnia o ipersonnia 
- Comunemente si manifestano crisi di pianto, ansia, irritabilità, preoccupazione eccessiva per la salute fisica (ipocondria) 

I DISTURBI d’ANSIA: sono disturbi molto diffusi (ne soffre circa il 4% della popolazione, in prevalenza donne)

IL DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATO: Si caratterizza per uno stato di costante ansia e preoccupazione eccessiva che la persona non riesce a controllare. La persona che ne soffre è sempre irrequieta, tesa, con i nervi a fior di pelle. 
- Ha spesso problemi di insonnia 
- Spesso soffre di disturbi psicosomatici (cefalea, gastrite, colon irritabile, contrazioni muscolari) 

L’ATTACCO DI PANICO: Insorgenza improvvisa ed inaspettata di un’intesa paura, apprensione o terrore che raggiunge rapidamente l’apice (di solito in 10 minuti o meno) e in cui la persona ha tachicardia, tremori, brividi, sudorazione, sensazione di soffocamento, dolori al petto, nausea e disturbi addominali, vertigini, svenimento, paura di morire. 

I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE: Sono disturbi molto diffusi tra le adolescenti e le giovani donne (8% delle donne tra i 12 e i 25 anni soffrono di un problema alimentare, 1,5% soffre di Bulimia o Anoressia nervosa). Sempre più spesso ne sono soggetti anche i maschi. 
I principali disturbi del comportamento alimentare: 
Anoressia Nervosa Progressiva perdita di peso dovuto ad una notevole riduzione dell’apporto di calorie, ad un’ostinata ricerca dell’esilità e della magrezza ed ad una patologica paura di ingrassare.Allo scopo di ridurre il peso i pazienti effettuano diete ipocaloriche, esercizio fisico estremo, si provocano il vomito, abusano di lassativi e diuretici. 
Bulimia La persona ha delle crisi bulimiche in cui in un breve periodo di tempo mangia una grande quantità di cibo senza riuscire a controllarsi e a fermarsi. Per prevenire il possibile aumento di peso ricorre al digiuno, diete restrittive, vomito autoindotto, lassativi e diuretici, esercizio fisico intenso.