mercoledì 24 settembre 2014

Solfatara di Pozzuoli



La Solfatara di Pozzuoli è uno dei quaranta vulcani che costituiscono i Campi Flegrei zona a nord di Napoli.
Si tratta del cratere di un antico vulcano in fase quiescaente, in cui permangono fumarole d'anidride solforosa, micro fratture del terreno, getti di fango bollente ed un'elevata temperatura del suolo. (Formazioni analoghe si rinvengono anche in altre regioni vulcaniche del mondo e hanno preso dalla Solfatara di Pozzuoli il nome generico di solfatare.)
L'ultima eruzione della Solfatara risalirebbe al 1198. A seguito delle crisi bradisismiche del 1970-1972 e 1982-1984, l’attività della Solfatara - che rappresenta un certo pericolo per le circostanti aree urbanizzate - è sorvegliata da una rete di strumenti, che fanno del vulcano un laboratorio naturale di studi geologici.

Localizzazione e misure - La Solfatara è un vulcano situato grossomodo al centro del cratere originario dei Campi Flegrei (formato dalla collina di Posillipo, dei Camaldoli, della dorsale settentrionale di Quarto, dei monti Sanseverino, dell'acropoli di Cuma, e da Monte di Procida) che ha un diametro di Km 15 ed è datato fra i 35.000 e i 10.500 anni fa.
La Solfatara si colloca nel III Periodo Eruttivo Flegreo, e la sua formazione è avvenuta 3.700-3.900 anni fa.
Alta m 98, il suo fondo è posto a quota m 92 s.l.m.; ha forma ellittica, con diametri di m 770 e m 580; il suo perimetro superiore è di Km 2,300.
Caratteristiche - Attualmente la Solfatara è un vulcano allo stato quiescente, tipico esempio di vulcano in fase solfatarica, noto per le sue fumarole (emissioni di vapore acqueo, di vapori sulfurei, di anidride solforosa che depositano zolfo, solfuri, arseniuri, ecc.); le mofete (emissioni di anidride carbonica); le sorgenti di acque minerali; ed infine i getti di fango bollente che formano i caratteristici piccoli vulcanetti di fango. E’ inoltre responsabile del fenomeno del bradisismo, il ciclico innalzamento o abbassamento del suolo riscontrabile in tutta l’area flegrea e nel golfo di Pozzuoli.
La caldera si presenta come una spianata bianca, colorazione dovuta primariamente alla presenza di caolino, formatosi in seguito ad un fenomeno di caolinizzazione dei feldspati, per il quale le rocce vulcaniche, sotto l’azione di esalazioni fumaroliche, si trasformano in caolino; esso viene detto anche "bianchetto", in quanto ampiamente usato per realizzare un mastice molto diffuso a Napoli. La caldera del tutto arida e 2 priva di vegetazione, corrisponde ad un lago di fango bollente che si è andato prosciugando fra il 1500 ed il 1770.
Quando si colpisce il fondo della spianata (con un masso o facendo un salto), si sente un impressionante rimbombo come se poco al di sotto ci fosse un’ampia cavità; in realtà questo vuoto non esiste affatto, essendoci invece a m 10 di profondità uno strato molto duro e difficile da perforare; il fenomeno in effetti è dovuto unicamente alla disgregazione di rocce e sedimenti operata da gas e vapori.
Le pareti del vulcano sono costituite principalmente da piroclastiti recenti, incoerenti, oltre che da tufi e masse di trachite. La massa maggiore si innalza a sud, corrispondente al duomo trachitico del Monte Olibano. La Solfatara è l'unico vulcano dei Campi Flegrei che presenta una colata lavica; essa trovò sbocco verso il mare. Attualmente in cima a questo flusso è situata l’Accademia Aeronautica.
I Pisciarelli - Fa parte della Solfatara, benché si ponga al di fuori di essa, la sorgente alluminifera dei Pisciarelli, situata sulla sua pendice esterna nel cratere di Agnano. La pendice esterna viene chiamata Monti Leucogei per il colore biancastro dovuto al caolino. Presso la sorgente dei Pisciarelli si sente un rumore come di acqua in ebollizione, dovuto all’acido carbonico che vi si sprigiona.

Disturbi d'ansia




L'ansia è uno stato emotivo spiacevole caratterizzato da un senso di oppressione e da un'incertezza timorosa di un qualche evento non ben definito; si è infatti spesso preoccupati in risposta ad un vago, distante, non identificabile pericolo, di cui non se ne capisce l'origine e tanto meno il motivo. Tale stato è accompagnato da tensione e nervosismo e da una serie di sintomi fisiologici più o meno accentuati come palpitazioni, sudorazione fredda improvvisa, tremore, nausea.
Termini quali ansia e paura vengono spesso usati in modo indifferente, ma con paura s'intende l'emozione esperita di fronte ad una specifica situazione valutata come pericolosa per la nostra incolumità fisica e/o psicologica, mentre l'ansia altro non è che la reazione emotiva alla soggettiva valutazione di pericolo. In condizioni normali l'ansia è un meccanismo che anticipa la percezione dei pericoli primi che si identifichino chiaramente e prepara l'organismo all'attacco o alla fuga. 
Avere paura è una naturale reazione ad un pericolo reale; significa essere caduti preda dell’istinto di sopravvivenza: la paura infatti aiuta gli animali (e quindi anche l’uomo) a sopravvivere alle minacce alla propria salute (fisica e psicologica).
Questo tipo di paura si chiama riposta di “attacco-o-fuga”. La risposta di attacco-o-fuga serve a buttarci nella mischia per colpire più forte che possiamo chi ci minaccia, o a farci scappare a gambe levate il più velocemente possibile. 
L’unico scopo di questo comportamento geneticamente determinato è proteggerci da un pericolo reale.
L'ansia è quindi come un sistema di allarme ed è utile alla sopravvivenza della specie. Entro certi limiti l'ansia permette di migliorare le proprie prestazioni, consentendo di utilizzare al meglio le risorse disponibili. Al contrario, quando quei limiti vengono superati, l'ansia può creare un effetto di blocco o interferenza tali da peggiorare la prestazione.
Quando questo meccanismo è mal regolato, l'ansia si traduce in una risposta sproporzionata o irrealistica a preoccupazioni relative all' esistenza o all'ambiente: lo stato di ansietà può raggiungere un livello tale da impedire un ragionevole benessere emotivo e ostacolare l'efficienza nella vita.
In questi casi, l'ansia anziché favorire l'adattamento della persona all'ambiente, lo peggiora e in taluni casi rende necessario un intervento terapeutico.

lunedì 8 settembre 2014

Psico-cosa?



Che differenza c'è
Non tutti quelli che fanno un lavoro che inizia con "psico-" fanno le stesse cose. Per avere le idee un po' più chiare (e per non rischiare di sprecare tempo e denaro rivolgendoci alla figura meno adatta al nostro problema), cerchiamo di fare un po' di chiarezza tra i vari "psico-mestieri".


  • Psicologo

Lo psicologo tratta i disagi interiori fornendo un aiuto non farmacologico (colloqui di sostegno, consulenze, tecniche di rilassamento, ecc.). Non ha nessuna competenza sui farmaci, a meno che non sia anche un medico. Uno psicologo non medico non ha alcun titolo per prescrivere medicine.
Per definirsi psicologi bisogna essere iscritti all'Ordine Professionale della propria regione. Il che significa:
- essersi laureati in Psicologia o in Medicina;
- dopo la laurea, avere fatto un tirocinio pratico di almeno un anno;
- dopo il tirocinio, avere superato un esame di stato.
Da qui potete vedere che con la sola laurea in Psicologia non ci si può definire psicologi. Solo chi è iscritto all'Ordine, e nessun altro, può dirsi psicologo. Questo è un punto molto importante, perchè chi si presenta come psicologo ma non è iscritto all'Ordine
- non è in grado di garantire una preparazione professionale adeguata;
- davanti alla legge commette il reato di "esercizio abusivo della professione".


  • Psicoterapeuta

La psicoterapia è un intervento che va più in profondità della semplice consulenza psicologica.
Ci sono moltissime scuole di psicoterapia, ognuna delle quali ha un suo orientamento teorico e tecnico: quindi non è corretto parlare di "terapia" al singolare, come se fosse un intervento sempre uguale e fatto sempre allo stesso modo. E' più giusto parlare di "psicoterapie" al plurale. Questo vuol dire che i terapeuti possono lavorare in modi anche molto differenti fra loro. Perciò è impossibile spiegare cosa succede durante una terapia perché le cose possono cambiare moltissimo in base alla scuola seguita dal terapeuta. La cosa migliore, quindi, è chiedere direttamente a lui come lavora.
Quanto alla legge, per fare gli psicoterapeuti bisogna:
- essere già psicologi,
- avere frequentato, dopo la laurea, una scuola di specializzazione riconosciuta dallo Stato di almeno quattro anni.
Quindi chi è "soltanto" psicologo non può fare terapia e non può chiamarsi psicoterapeuta.
Per essere certi che lo psicologo a cui ci rivolgiamo sia anche terapeuta, la strada più sicura è consultare il suo Ordine Professionale: deve esservi iscritto con entrambi i titoli.


  • Psicanalista (o psicoanalista)

Il termine "psicanalista" era nato inizialmente per definire chi aderiva al pensiero freudiano, ma successivamente ha finito per indicare chiunque, nella sua attività, si ispira ai concetti di base della psicanalisi (freudiana o meno).
La psicoanalisi è sia una teoria sul funzionamento della mente che un modo specifico di intervento sui disagi interiori. Si associa in genere al nome di Sigmund Freud, che fu il primo a metterla a punto. Si ignora spesso, però, che da Freud in poi sono nate moltissime correnti psicoanalitiche: questo vuol dire che è un errore fare coincidere la psicoanalisi esclusivamente con Freud.
Quelle scuole di psicoterapia che si ispirano alla psicoanalisi insegnano a praticare la cosiddetta "psicoterapia psicoanalitica".


  • Psichiatra

Lo psichiatra è un laureato in Medicina che ha, dopo la laurea, ottenuto la specializzazione in Psichiatria. Essendo un medico, ha competenza per prescrivere farmaci. Questo gli permette di intervenire sui disturbi mentali dal punto di vista farmacologico.
E' un errore pensare che lo psichiatra, in quanto medico, sappia intervenire solo tramite le medicine. Dipende molto dall'approccio che egli sceglie di seguire. Accanto a specialisti che privilegiano l'uso dei farmaci si trovano altri che affrontano le malattie associando ai farmaci un intervento anche psicologico (gestito o sempre da loro o appoggiandosi ad altri professionisti).