5/1/2010
Augusto Russo è un giovane studioso che ha dedicato la sua tesi di laurea a Giacomo Del Po, un pittore estroso e visionario, attivo sul finir del Seicento e nei primi decenni del secolo successivo. La sua ricerca, sotto la guida del professor Stefano Causa, è durata a lungo, ma alla fine l’esito è stato un lavoro accurato e ben documentato, meritevole di quell’interesse che una volta si chiamava pomposamente dignità di stampa ed a far divenire la tesi un libro ci ha meritevolmente pensato l’editore Longobardi, il quale ne ha curato la veste ed ha provveduto anche ad un apprezzabile corredo iconografico.
Il libro parte dagli anni romani, ancora poco noti e dei quali ci sono giunti pochissimi dipinti. Si ipotizza perciò un’attività di incisore al fianco del padre Pietro, uno specialista nel settore e della sorella Teresa abile miniaturista.
Nel 1683 al seguito del marchese del Carpio, divenuto viceré di Napoli, la famiglia Del Po si trasferisce all’ombra del Vesuvio e Giacomo sarà impegnato in numerose chiese cittadine, da S. Caterina a Formiello a S. Teresa agli Studi, da San Domenico Maggiore ai Ss. Apostoli ed in alcune dimore nobiliari, come palazzo Cellamare, Carafa di Maddaloni, Positano e Casamassima dove lavorerà ad affresco.
In seguito sarà attivo a Vienna, durante la dominazione austriaca per il conte Daun e per il principe Eugenio, che gli ordinerà un importante ciclo di decorazioni per il soffitto del Belvedere.
Dopo le tele chiesastiche, nelle quali Giacomo mostra di essere ancora influenzato dalla pittura di matrice romana, egli nel primo decennio del Settecento acquisirà un suo stile personalissimo onirico ed iridescente, ben descritto dal De Dominici, che gli dedica un lungo capitolo nella sua opera sulle Vite degli artisti napoletani:”La sua maniera pittoresca e bizzarra, piena di ritrovati, che appagando l’occhio dei curiosi esige da essi gli encomi alle sue pitture; essendo di bel colorito con forza di luci e d’ombre e con accidenti bellissimi di lumi, di riverberi e di sbattimenti di luce”.
Il libro di Russo dedica un corposo paragrafo alla fortuna critica del Del Po, nel quale ripercorre e commenta i numerosi contributi bibliografici, che comprendono, oltre le citazioni sulle antiche guide locali ed pioneristici lavori della Picone e del Rabiner, i più recenti lavori di Spinosa e di Pavone e la vasta messe di documenti di pagamento pubblicata negli anni da Rizzo e da Fiore.
Il cuore del libro è dedicato ai lavori di Giacomo a Sorrento, dove egli lavora prima nella chiesa di S. Antonino e poi nella Cattedrale, oltre a lasciare alcuni suoi quadri nel museo Correale.
Importanti sono i dipinti nella chiesa patronale, dove egli firma due distinti complessi di opere: una Madonna col Bambino e san Gaetano ed un Riposo durante la fuga in Egitto nell’abside, poscia due più vaste tele raffiguranti la Peste del 1656 e l’Assedio di Sorrento da parte di Giovanni Grillo nel 1648, posti al culmine del transetto.
Per i lavori conservati nella Cattedrale l’autore ipotizza poi una datazione più precoce rispetto a quella conosciuta dagli studi precedenti.
Conclude il libro un’appendice di polizze di pagamento, la quale permette di mettere ordine ad una cronologia delle opere del Del Po, che la critica fino ad oggi ha in parte ricostruito su basi stilistiche senza il conforto documentario.
Un libro quello di Augusto Russo che non potrà mancare dalla biblioteca dello studioso e dell’appassionato di pittura, in grado di restituirci un artista dal percorso singolare nell’arco di cinquanta anni di attività a cavallo di due secoli.
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