giovedì 29 marzo 2012

Dipinti restituiti a Giuseppe Marullo

16/10/2009



Su Giuseppe Marullo pesa ancora il giudizio negativo di Raffaello Causa, che lo definì ” un ritardatario ispido e legnoso”, per cui sul pittore è sceso l’oblio e pochi studiosi sono in grado di riconoscerlo agevolmente nel limbo degli ignoti, anche se oramai i suoi caratteri distintivi sono stati focalizzati dalla critica più avvertita e sono: quando sono presenti figure femminili, l'utilizzo prevalente delle stesse modelle e, patognomonica, la presenza sul volto di un'ombra parziale sulla guancia sinistra; mentre una caratteristica che contraddistingue tutti i Bambin Gesù realizzati dall’artista sono la fila dei capelli, costantemente biondi, che sale in profondità nel cuoio capelluto, spesso accompagnata dalla mano che indica con uno o due dita una direzione.
Il risultato è una serie di attribuzioni fantasiose, che vengono continuamente  proposte per dipinti da assegnare con certezza a Marullo.
Ne segnaliamo in questo articolo tre, due recenti ed una risalente agli anni Settanta, particolarmente significativa per i nomi altisonanti proposti da parte di studiosi di chiara fama.
Partiamo da una Madonna del Pilar(fig. 1) conservata presso alcuni locali del monastero di Sant’Antoniello a Port’Alba, di recente acquisiti dall’università Federico II, che li utilizza per la didattica. In questi giorni è uscito un corposo volume nel quale vengono descritte le numerose opere d’arte e le strutture architettoniche dell’antico convento, restituite dopo decenni alla fruizione ed il dipinto in questione è stato assegnato, attraverso forzati accostamenti, al pittore Giacomo Farelli, senza avvedersi che nella tela sono presenti tutti i segni distintivi del Marullo prima enunciati e, ad abundantiam, anche le coppie di angioletti, una derivazione dal Curia.
Il secondo caso è costituito da una Madonna del Latte (fig. 2), di altissima qualità, sita in un corridoio degli uffici nella Fondazione Mondragone, sempre a Napoli, la quale, con ragionevole certezza, deve entrare nel catalogo del Marullo, in questo caso più per motivi documentari che stilistici. Viceversa, nella recente monografia su Pacecco De Rosa di Vincenzo Pacelli è stata addirittura attribuita al Ribera
.
Il terzo quadro, di notevoli dimensioni(250 – 200),  raffigura un Sposalizio mistico di S. Caterina(fig. 3) ed è esposto presso il museo campano a Capua.

Avevo completamente dimenticato la tela, mancando da tempo dalla pinacoteca, ma consultando la monografia del Sellito ho ritrovato la foto(tav. XLVI) e mentalmente ho pensato senza indugio al Marullo, del quale sono presenti, non solo tutti i caratteri distintivi: cono d’ombra sulla guancia sinistra della santa, fanciullino dal dito imperioso ed il classico angioletto, ma anche la figura della vegliarda sulla sinistra che si ritrova identica in altre sue composizioni.
Leggendo poi la scheda di accompagnamento mi sono meravigliato per le astruse conclusioni di numerosi studiosi, i quali, Herzog e Schlegel nel 1960 avevano visto due mani nell’esecuzione tra cui Zurbarab?!, Raffaello Causa, nel 1972, la ritiene eseguita dall’Arciero, una labile figura di artista contigua al Sellitto, che la  critica successiva ha completamente dimenticato(forse se avesse riconosciuto il pennello del Marullo sarebbe mutato il suo giudizio sull’artista) ed infine il Prohaska, nel 1975, pur escludendo l’autografia del celebre pittore spagnolo, riconosce l’importanza della scuola napoletana nella formazione di Zurbaran.
Per fortuna i curatori del catalogo della mostra furono prudenti e per quanto ”riscontrarono elementi che ricordano Sellitto, soprattutto nel panneggio della Madonna” ritennero di attribuire il dipinto ad un ignoto caravaggesco.
Colgo infine l’occasione di questo contributo per assegnare al Marullo altre tre tele di un ciclo mariano un tempo nella tribuna della basilica di San Giovanni Maggiore ed oggi una, raffigurante un’Annunciazione(fig. 4), posta nella cappella del Presepe nel transetto sinistro di San Paolo Maggiore con una targhetta di ignoto e le altre due, un Riposo durante la fuga in Egitto ed un Incontro alla Porta aurea, in pessimo stato di conservazione, mestamente nei depositi della sovrintendenza.

Le altre tre tele del ciclo, descritte dal Borrelli nel 1967 quando ancora si trovavano in situ, sono un Sogno di Giuseppe ed una Sacra famiglia nella bottega di Giuseppe attribuibili ad Agostino Beltrano ed uno Sposalizio della Vergine(fig. 5), oggi esposta nel nuovo museo diocesano, la quale è stata assegnata da Porzio ad Annella De Rosa, una ipotesi coraggiosa che ci vede consenzienti se eseguita in collaborazione col marito(lo stesso Beltrano).



Bibliografia
Herzog E. – Schlegel U. – in Pantheon, pag 92 – 96 – 1960
Borrelli G. – La Basilica di San Giovanni Maggiore, pag. 83 – 84 - 1967 
Causa R. – in Storia di Napoli, vol. V, tomo II, pag 921 e 968, nota 24 – 1972
Prohaska W. –  in Burlington Magazine, pag 10 e note 43 – 44 – 1975
AA. VV-  in Mostra didattica di Carlo Sellitto(catalogo), pag 123 – 124 – tav. XLVI – 1977
Porzio G. – in catalogo del museo diocesano di Napoli, pag 132 – 2008
Pacelli V. – Giovan Francesco De Rosa – 2008
AA. V. – Il complesso di S. Antoniello a Port’Alba - 2009

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