giovedì 29 marzo 2012

Caravaggio e Bacon alla Galleria Borghese

22/10/2009

La mostra dell’anno mette a confronto due pittori maledetti



Un gigante del passato accanto ad un’icona della modernità, un’idea coraggiosa quella dei curatori della mostra Caravaggio Bacon visitabile alla Galleria Borghese fino al 24 gennaio, che si prepara a diventare l’evento espositivo dell’anno con fiumane di appassionati e forestieri in fila per ore al botteghino, pur di osservare l’uno accanto all’altro due grandi artisti maledetti.
L’eccezionale mostra apre le celebrazioni per il quarto centenario della morte di Michelangelo Merisi (1571-1610), portando nella capitale una decina di dipinti che arricchiranno la già magnifica raccolta del museo romano, mentre dell'artista inglese, di cui invece ricorre il centenario della nascita(1909 – 1992), saranno presentate una ventina di opere. 
La rassegna, come sottolineano i curatori, non vuole indagare possibili analogie tra i due pittori, bensì provocare suggestioni visive, evocare corrispondenze spontanee, risultanti da accostamenti formali. Del resto, sostiene uno dei curatori del catalogo, lo storico dell'arte Maurizio Calvesi, «Bacon non ha nulla di Caravaggio, non ne ha tratto ispirazione, però se c'è un artista del nostro tempo che può essere equiparato al Merisi è proprio e soltanto lui». 

Caravaggio e Bacon sono infatti tra gli interpreti più rivoluzionari e profondi della rappresentazione della figura umana. Entrambi hanno penetrato con sconvolgente originalità il mistero dell'esistenza e dell'arte, rappresentando la verità spirituale nella più traumatica immediatezza della carne.
Entrambi erano tormentati dall’esistenza e trascorrevano parte del loro tempo a giocare d’azzardo; Caravaggio nelle osterie romane e nelle malfamate bettole napoletane, Bacon sui tavoli dorati di Montecarlo, creavano con furia i loro quadri, nei quali il nero era adoperato per creare contrasto tra luce ed ombra, prediligevano il ritratto nel quale trasformavano le fisionomie in un groviglio di emozioni.

Entrambi sono pressati dall’esigenza di presentare la vita nei suoi risvolti più drammatici ed angoscianti. Caravaggio inventa un nuovo tipo di luce che squarcia le tenebre per scolpire la realtà, una luce salvifica che discende sugli uomini in attesa della salvezza, Bacon si serve di una cromia vigorosa fatta di grumi, impasti e smalti accecanti per ritrarre eroi quotidiani dalle bocche urlanti e dalle figure minacciose in disfacimento martoriate dal dolore.


Saltano all’occhio queste sorprendenti similitudini se poniamo a confronto la Conversione di Saulo(fig. 1) con il Tryptic August, il David con la testa di Golia(fig. 2) con lo studio di George Dyer(fig. 3) o il Ritratto di Antonio Martelli, cavaliere di Malta, con  il Portrait of Isabel Rawsthorne(fig. 4).
A dimostrarlo in maniera lampante i sei capolavori di Caravaggio custoditi alla Borghese, come la Madonna dei palafrenieri(fig. 5), cui saranno affiancate opere capitali come la Negazione di Pietro(fig. 6) del Metropolitan Museum di New York, il Martirio di S. Orsola(fig. 7) da Napoli o la Conversione di Saulo dalla chiesa di S. Maria del Popolo di Roma.


Venti invece sono le tele di Francis Bacon e comprendono i grandi trittici come il Triptych August, le immagini ispirate a papa Innocenzo X di Velazquez ed i ritratti(fig. 8 – 9 10). Visitando la mostra, ha spiegato Michael Peppiatt, critico e vecchio amico dell’artista irlandese,  Bacon entra nel Parnaso degli artisti, lo si potrà ammirare non solo accanto a Caravaggio, ma anche a Tiziano e Raffaello, un memorabile scontro a colpi di pennello tra maestri di ogni tempo e grande sarà l’emozione del pubblico a veder competere il nuovo arrivato con le sue grida isteriche e blasfeme, le sue forme contorte ed i suoi colori violenti, la sua ansia di moderno a confronto con le granitiche certezze del passato.



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