giovedì 11 luglio 2013

Grande architetto ed intellettuale raffinato

Benedetto Gravagnuolo
Da qualche giorno Napoli è divenuta più povera e più vuota con la scomparsa di Benedetto Gravagnuolo, sommo storico dell’architettura, che ha costantemente coniugato il suo amore per il passato al suo impegno militante per il presente ed il futuro, in primis per Napoli, città di adozione che non ha mai lasciato.
Ex preside della facoltà di architettura Gravagnuolo era docente ordinario nell’ateneo federiciano e dal 2010 direttore del Dipartimento di Storia dell’architettura e restauro. Nei suoi 38 anni di carriera, nel 1975 si iscrisse venticinquenne all’ordine degli architetti di Napoli, non ha mai smesso di portare avanti parallelamente la sua ricerca scientifica, per la quale era apprezzato a livello internazionale, il suo contributo di idee e progetti alla cittadinanza, ricoprendo anche incarichi internazionali.
A Cava dei Tirreni, sua città natale, è stato assessore all’urbanistica durante la giunta Fiorillo, tra il1993 ed il ’97, e subito dopo a Napoli, tra il’98 ed il 2000, durante l’amministrazione Bassolino, è stato presidente della commissione edilizia del Comune.
Dalle colonne de “Il Mattino” ha a lungo espresso le sue riflessioni su temi urbanistici e da qualche anno scriveva per “Il corriere del Mezzogiorno”. Insignito nel 2005 del premio internazionale “Sebetia-Ter” con medaglia conferitagli dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Gravagnuolo è stato autore prolifico: dei suoi numerosi saggi vanno ricordati almeno la monografia so “Adolf Loos” (idea books 1982), i tre volumi dedicati a Napoli “Napoli. Architettura ed urbanistica del Novecento” (Lateza 1994, con Pasquale Belfiore), “Napoli da Novecento al futuro architettura design e urbanistica” (electa Napoli, 2008), e “Architettura del Settecento a Napoli. Dal barocco al classicismo” (Guida, 2010 nella collana “Historia rerum”, da lui diretta); e i due studi sull’urbanistica europea: “La progettazione urbana in Europa 1750-1960: storie e teorie” (Laterza, 1997) e l’ultimo “Metamorfosi delle città europee. All’alba del XXI secolo” (Clean, 2001).
Napoli e l’Europa sono stati sempre i due fulcri delle sue ricerche, in un movimento continuo dal locale al globale e viceversa. È stato un fermo sostenitore dell’architettura di qualità come elemento fondamentale per la crescita di una città, in quanto potenziale volano di ricchezza, soprattutto per il Sud e la Campania. Negli ultimi anni i suoi studi si erano concentrati soprattutto sulle periferie, in un serrato confronto tra i modelli europei e mondiali con la realtà napoletana, convinto che l’architettura civile coniugata alle infrastrutture nelle aree periferiche potessero svolgere un ruolo importante per lo sviluppo sociale della città. Mancheranno a Napoli il suo contributo di idee e di stimoli, e soprattutto la sua laica fiducia nella perfettibilità delle imprese umane.
Con lui scompare una figura centrale del dibattito cittadino sui temi degli assetti urbani visti come momento di raccordo tra la storia della città e le sue potenzialità di progresso e sviluppo. Attività questa, che è stata sviluppata attraverso la partecipazione a importanti momenti istituzionali come la presidenza della Commissione Edilizia del Comune di Napoli e il Comune, di interventi di riqualificazione urbana, soprattutto nel quartiere Chiaia, per un riassetto degli spazi pubblici basato su un sapiente mix di tessiture di materiali, di rigorose regole geometrico-spaziali, di una sapiente utilizzazione di oggetti di arredo urbano; campo quest’ultimo, in cui Benedetto ha dimostrato di sapersi muovere con competenza e disinvoltura anche nel complesso ambito del design.
Sul piano accademico grande è stato il contributo di Gravagnuolo nel rilancio culturale della facoltà di architettura della Federico II di cui è stato preside dal 2002 al 2008. in questo periodo sono stati organizzati eventi particolarmente significativi, anche di respiro internazionale, per divulgare i concetti di come l’architettura sia stata, sia e sarà uno dei fattori determinanti per elevare la qualità di vita nelle città. In questo senso è da ricordare come egli sia stato il fondatore oltre che l’animatore degli “Annali dell’architettura”, un’iniziativa tesa ad immettere Napoli nel circuito internazionale delle grandi mostre di Architettura, assenti nel Meridione, e concentrate nel Nord: a Venezia con “La biennale” e a Milano con “La triennale”. Ancora in ambito universitario, come direttore del Dipartimento di Storia dell’Architettura e del Restauro, ha promosso ricerche di respiro internazionale in molte delle quali è stato protagonista, come testimoniano le innumerevoli pubblicazioni scientifiche a sua firma e i preziosi volumi su: storia, urbanistica architettura e design, che affrontano con rigore scientifico, ma al tempo stesso con la chiarezza che è propria di chi ha piena padronanza della materia, tematiche fondamentali per comprendere le dinamiche che caratterizzano le realtà urbane, spaziando da Napoli e dalla Campania al Mediterraneo e alla Mitteleuropa.
È stato docente appassionato, in grado di coinvolgere e a sua volta appassionare alla storia dell’architettura gli studenti che, sempre più numerosi, affollavano i corsi da lui tenuti. Insomma una figura a tutto tondo, che molto ha dato alla città e che, con la sua vasta cultura ed il suo raffinato e signorile modo di porsi riusciva immediatamente a catalizzare l’attenzione di tutti, in qualsiasi contesto venisse a trovarsi: tanto in una cena tra amici e colleghi quanto in importanti eventi nazionali ed internazionali come quello dell’attribuzione del premio “Sebetia-ter” conferitogli dal Presidente Giorgio Napolitano.

Benedetto Gravagnuolo

La sua immatura scomparsa ha commosso tanti suoi amici e colleghi, che hanno per l’occasione rilasciato un ricordo personale, tra questi Ennio Cascetta:
«Abbiamo lavorato per anni a quello che ci sembrava un progetto molto bello ed importante: quello della metropolitana di Napoli e della Campania. Quella idea di fare del sistema di trasporto ferroviario una grande occasione di trasformazione urbana, cercare di cambiare non solamente il sistema della mobilità della città prima, e della intera regione dopo, ma il territorio nel quale si inseriva con progetti di grande architettura per le stazioni e le aree che la circondavano ci affascinava. Benedetto, con la sua competenza professionale, è stato un docente di storia dell’architettura di primo livello, con la sua visione internazionale, la rete dei suoi rapporti, la sua sensibilità umana e culturale ha dato un contributo centrale a quelle idee, a quel progetto proponendo i nomi di grandi architetti per le diverse stazioni, in relazione può giocare allo scaricabarile. Al contesto nel quale il progetto si inseriva, alla sensibilità del progettista. A benedetto i grandi nomi dell’architettura non dicevano di no. Pensavamo che quello della metropolitana non dovesse essere un grande progetto nè provinciale alla ricerca solo dei grandi nomi internazionali, né autoreferenziale e limitato solo alla pur prestigiosa scuola napoletana. E allora a fianco dei maestri italiani, francesi, inglesi, spagnoli, portoghesi, svizzeri, anche tanti progettisti napoletani di generazioni e culture diverse. Un puzzle di nomi e di stili che solo ad una persona della autorevolezza e della onestà intellettuale di Benedetto poteva riuscire a comporre senza suscitare gelosie e resistenze. Di queste idee abbiamo cercato di farne un percorso culturale oltre che progettuale. Benedetto ha voluto e curato alcune mostre a Napoli, a Venezia, a Milano a Bruxelles presso la sede della Commissione Europea. Mostre ed esposizioni innovative nella forma e nei contenuti, che ci facevano sentire orgogliosi di essere napoletani, di comunicare all’Italia e all’Europa un progetto che ci veniva ammirato ed emulato. Benedetto ha organizzato convegni e scritto libri, ultimi il convegno del febbraio scorso sulle metropolitane ed il futuro delle città e il libro degli atti in corso di stampa. Penso che benedetto Gravegnuolo sia stato uno di quegli intellettuali in grado di coniugare una cultura ampia e multiforme con la passione civile e la disponibilità ad impegnarsi per migliorare la propria città, la socità nella quale si vive e si lavora. Impegno generoso e senza secondi fini, senza rinunciare alla pripria indipendenza di giudizio, alla capacità di vedere errori e difetti della politica e delle istituzioni, anche di quelle più vicine ai propri orientamenti ed alla propria storia. Figure tanto necessarie quanto rare, e non solo a Napoli ».
Così lo ricorda Alessandro Castagnaro:
«Benedetto Gravagnuolo no ha mai ricoperto i ruoli istituzionali lelle vesti del burocrate astettico e distaccato dagli aspetti culturali; ogni sua attività ha sempre avuto una connotazione culturale elevata, non solo scientifica e di ricerca attorno al suo settore disciplinare, quello della storia dell’architetura moderna e contemporanea, ma anche sugli aspetti più ampi e diffusi della cultura spaziando dalla letteratura alla religione, dalla sociologia al teatro e al cinema. Ha assunto nel tempo ruoli apicali nell’ambito della Federico II di Napoli: ordinario di storia dell’architettura, preside della facoltà dal 2002 al 2008, ha poi assunto la direzione del dipartimento di storia dell’architettura e restauro. Ha tenuto confernze presso varie università straniere; tra le le sue numerosissime pubblicazioni significativa quella su Adoolf Loos o quelle che contengono studi storiografici dedicati a Napoli sia dal punto di vista architettonico che urbanistico. Ha diretto diverse collane editoriali e ha collaborato alle maggiori riviste specialistiche  quali Bauwelt, Skyline, 9-H Architectural Magazine, Domus, Op.Cit e tante altre. Ciò nonostante è rimasto sempre legato a Napoli divenendo il riferimento scientifico e culturale per molteplici iniziative tenute in città in diversi ambiti; ha organizzato, gestito e moderato eventi, mirando sempre alla massima diffusione della cultura architettonica. Lo ha fatto nel ruolo di presidente della fondazione annali dell’architettura e delle città, invitando a Napoli significativi esponenti della storia della critica mondiale tessendo rapporti con la cultura internazionale, e lo ha fatto anche come direttore e fondatore del Master di II livello di progettazione architettonica di eccellenza per la città storica. Importanti e ricchi di spunti i suoi articoli sulle pagine del Mattini dove ha collaborato per lunghi anni. Con la sua innata disinvoltura ed elegante raffinatezza, Gravagnuolo ha saputo sempre mediare con saggezza e disponibilità estremi conflitti culturali, portandoli a composizioni dialettiche e costruttive, ed ha rappresentato dagli anni ’80 un’importante e significativa figura della cultura architettonica non solo in ambiente accademico ma a livello nazionale».
Ed al compianto generale vorrei unire il mio cordoglio personale, sottolineando la dirittura morale e la schietta onestà intellettuale, che dimostrò quando partecipò come relatore al salotto culturale di mia moglie Elvira, di cui era assiduo frequentatore e da uomo di sinistra lodò il piano regolatore fascista della città di Napoli del 1939, definendolo: «un vero monumento di armonia tra interessi pubblici e privati, a differenza di quello “democratico” del 1972».


Benedetto Gravagnuolo

Palazzo Gravina sede dalla Facoltà di Architettura


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