lunedì 22 luglio 2013

A Roma con Napoli nel cuore


Aurelio De Rose

Aurelio De Rose, nato a Napoli, vive a Roma dal 1997. Studioso della vita artistica napoletana antica e moderna. Ha collaborato e collabora con quotidiani, riviste letterarie e culturali, con interventi di storia del costume e critica d'arte. Tra i vincitori del Premio Pontano - (sez. poesia), 1977; ha pubblicato: Monili, La Zagara/ testi di poesia- IGEI, Napoli, 1979; Napoli dell'antico e del nuovo. Cronologia dinastica e itinerari della città, il Girasole, Napoli, 1994; Le fontane di Napoli, Newton & Compton, Roma, 1994 ; Le chiese gotiche di Napoli, Newton & Compton, Roma, 1995; Palazzi di Napoli, Newton & Compton, Roma, 2001. E’ presente in varie antologie tra le quali si citano le più recenti: La parola negata (rapporto sulla poesia a Napoli), di Mario M. Gabriele, Nuova Letteratura, Campobasso, 2004; Le città dei poeti, a cura di Carlo Felice Colucci, Guida, Napoli, 2005. Concerto per pianoforte, Testi di poesia ,Collana Stravagario Emozionale, Minturno, 2008. Meno di un mese fa ho avuto il piacere di riabbracciare Aurelio alla presentazione del mio libro sulla napoletanità, nel vasto salone di Palazzo Lancillotti tra quadri d’autore e con la presenza di una folla di amici, oltre cento, venuti da tutta Italia ed alcuni anche dall’estero, per festeggiarmi e per dare a me ed alla mia famiglia il coraggio e la forza di resistere nella difficile situazione in cui mi trovo da alcuni anni ospite gradito nel penitenziario di Rebibbia.
«Per noi è un onore custodire un personaggio di tale livello culturale» ha esordito l’ispettore capo Gianelli, che gentilmente mi ha scortato assieme a tre nerboruti agenti discretamente confusi tra il pubblico, nel dare inizio alla presentazione.
Aurelio mi ha chiesto: «Dove sei a settembre? Voglio che presenti il mio nuovo libro».«Nescio», ho tristemente risposto.
De Rose è un appassionato studioso di napoletanità, ma vogliamo presentarlo nella inedita veste di poeta, poco conosciuta dai suoi numerosi lettori ed estimatori.

Ad Alessandro
Ale !
Una ferita e via: e, il volto per sempre nascondi nei giuochi di vita - certo - più grandi di te.
Parole, parole, son queste soltanto parole quelle che spesso sfuggivi come  l’urto – segnato – - nel tempo -.  
Difficile è oggi sorreggerti al volo del sogno a quello che forse cullavi.
Adesso, ci lasci il solo sorriso bambino ai giorni, - domani perduti.-
E so che già lo sognavi un lungo cammino indicato.

Concerto per pianoforte e oboe 
Op. 4/05 in “G”
Una diminuita ha chiuso questa nostra suonata.
Le dita non cercano più diesis e bemolli ma accarezzano le spalle frementi.
Prima: Non vi era che suono che lasciava sospeso il respiro.
Brividi. Trappola che stringeva i momenti.
Ragione, che ora si sfalda al tocco dei bianchi e dei neri.
Tappeto di un percorso di vita. Evocante i ricordi.
E mi appari distesa, come giacinto che si apre alla luce.
Ora però ti turba il mio sguardo che scruta e ascolta silenzioso.
Questo mio tempo batte ancora al cuore il rimorso, la pena, la paura di non essere più un’appartenenza.
Ma ti seguo egualmente nel cammino e mi rabbuia il tuo nuovo pensiero.
Sguardo che si perde nell’orizzonte di quei perduti momenti.
Delle tante mancate ragioni. Delle frasi che avevano il dono d’attutire i dolori da sempre vissuti.
Ora ? Il metronomo tace.
Ora è solo silenzio che trafigge la mente.
Dolore !Che non ha più il senso del dopo.
Eppure ti ama ancora questo sciocco motore di vita: questo cuore.

Monili
Ho segato le mie mani
ossa mozze mi guardano,
a te regalerò falangi
con unghie essiccate,
le porterai,
monili,
tra i seni morbidi
e dirai al vento:
«le sue dita m’inebriano».

A Camilla e Margherita
Vi lascio bambine il mio sogno
Quel certo conoscere il mondo e, i segni lasciati nel tempo.
Quei tanti momenti, che poi, l’età ti cancella.
L’amore, la vita, il perdersi nella propria illusione che conta ben poco, per gli altri, ma resta segnata nel cuore.
Vi lascio il ricordo, dei tanti momenti di nenie, di giuochi e favole spesso sbiadite
di fate, di maghi e di fiori che riempiono gli occhi e portano ai sogni il sereno.
Vi lascio bambine.
 Quel giorno, non lacrime voglio ma spargere al vento la polvere che fu la partenza . -          Sarà il mio ritorno alla terra  -.
E li, vi seguirò nel cammino !

Naufraghi
La barcaccia inclinata mulina acqua dalle falle di prua mentre l’albero è morto.
Provvedi a coprirli i morti sulla spiaggia ove hanno lasciato i lamenti al fragore dell’onda.
Li troverai sepolti da una polvere sottile con gli occhi spenti a guardare l’immenso, ma morti.
Provvedi a coprirli i morti prima che la rugiada afflosci le membra tese prima che vengano a scavare i granchi.
Le stelle marine hanno segato le gole ed il nero di seppie ha dipinto ferite su i petti nudi.
Provvedi a coprirli i morti prima che le donne bagnino di sangue il loro dolore sulla soglia della loro casa con l’albero morto a simbolo di Cristo

Testamento per Napoli
Ho lasciato al ricordo
Dedali di vicoli stretti
Che raggi del sole cantato
Mai videro illuminare.
Ho traslocato nel cuore
I dolori di città millenaria
Stuprata in rivoli del tuo stesso sangue.
Forse, ritornerò portandoti il mio corpo
Ultimo dono come fedeltà sofferta.
Seme che spargerai nel vento del tuo mare.

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