La Solfatara di Pozzuoli è uno dei quaranta vulcani che costituiscono i Campi Flegrei zona a nord di Napoli.
Si tratta del cratere di un antico vulcano in fase quiescaente, in cui permangono fumarole d'anidride solforosa, micro fratture del terreno, getti di fango bollente ed un'elevata temperatura del suolo. (Formazioni analoghe si rinvengono anche in altre regioni vulcaniche del mondo e hanno preso dalla Solfatara di Pozzuoli il nome generico di solfatare.)
L'ultima eruzione della Solfatara risalirebbe al 1198. A seguito delle crisi bradisismiche del 1970-1972 e 1982-1984, l’attività della Solfatara - che rappresenta un certo pericolo per le circostanti aree urbanizzate - è sorvegliata da una rete di strumenti, che fanno del vulcano un laboratorio naturale di studi geologici.
Localizzazione e misure - La Solfatara è un vulcano situato grossomodo al centro del cratere originario dei Campi Flegrei (formato dalla collina di Posillipo, dei Camaldoli, della dorsale settentrionale di Quarto, dei monti Sanseverino, dell'acropoli di Cuma, e da Monte di Procida) che ha un diametro di Km 15 ed è datato fra i 35.000 e i 10.500 anni fa.
La Solfatara si colloca nel III Periodo Eruttivo Flegreo, e la sua formazione è avvenuta 3.700-3.900 anni fa.
Alta m 98, il suo fondo è posto a quota m 92 s.l.m.; ha forma ellittica, con diametri di m 770 e m 580; il suo perimetro superiore è di Km 2,300.
Caratteristiche - Attualmente la Solfatara è un vulcano allo stato quiescente, tipico esempio di vulcano in fase solfatarica, noto per le sue fumarole (emissioni di vapore acqueo, di vapori sulfurei, di anidride solforosa che depositano zolfo, solfuri, arseniuri, ecc.); le mofete (emissioni di anidride carbonica); le sorgenti di acque minerali; ed infine i getti di fango bollente che formano i caratteristici piccoli vulcanetti di fango. E’ inoltre responsabile del fenomeno del bradisismo, il ciclico innalzamento o abbassamento del suolo riscontrabile in tutta l’area flegrea e nel golfo di Pozzuoli.
La caldera si presenta come una spianata bianca, colorazione dovuta primariamente alla presenza di caolino, formatosi in seguito ad un fenomeno di caolinizzazione dei feldspati, per il quale le rocce vulcaniche, sotto l’azione di esalazioni fumaroliche, si trasformano in caolino; esso viene detto anche "bianchetto", in quanto ampiamente usato per realizzare un mastice molto diffuso a Napoli. La caldera del tutto arida e 2 priva di vegetazione, corrisponde ad un lago di fango bollente che si è andato prosciugando fra il 1500 ed il 1770.
Quando si colpisce il fondo della spianata (con un masso o facendo un salto), si sente un impressionante rimbombo come se poco al di sotto ci fosse un’ampia cavità; in realtà questo vuoto non esiste affatto, essendoci invece a m 10 di profondità uno strato molto duro e difficile da perforare; il fenomeno in effetti è dovuto unicamente alla disgregazione di rocce e sedimenti operata da gas e vapori.
Le pareti del vulcano sono costituite principalmente da piroclastiti recenti, incoerenti, oltre che da tufi e masse di trachite. La massa maggiore si innalza a sud, corrispondente al duomo trachitico del Monte Olibano. La Solfatara è l'unico vulcano dei Campi Flegrei che presenta una colata lavica; essa trovò sbocco verso il mare. Attualmente in cima a questo flusso è situata l’Accademia Aeronautica.
I Pisciarelli - Fa parte della Solfatara, benché si ponga al di fuori di essa, la sorgente alluminifera dei Pisciarelli, situata sulla sua pendice esterna nel cratere di Agnano. La pendice esterna viene chiamata Monti Leucogei per il colore biancastro dovuto al caolino. Presso la sorgente dei Pisciarelli si sente un rumore come di acqua in ebollizione, dovuto all’acido carbonico che vi si sprigiona.
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