domenica 1 settembre 2013

L’UOMO DELLO SPAZIO


Luigi Gerardo Napolitano


Luigi Gerardo Napolitano, nato nel 1928 a Ponticelli (all’epoca comune della provincia di Napoli), dove il padre era medico condotto,è stato uno dei più grandi scienziati italiani del secolo scorso, avendo ideato e diretto alcuni importanti esperimenti realizzati durante le missioni del laboratorio spaziale europeo.
Frequentò la scuola del paese e fin da giovanissimo fu appassionato di musica. Per gli studi superiori si trasferì a Napoli, iscrivendosi al liceo classico Giuseppe Garibaldi. In quel periodo l’amore per il teatro lo portò ad organizzare compagnie di recitazione tra gli studenti. Nel 1947 tornò a vivere con i genitori a Ponticelli e si iscrisse alla Facoltà di Ingegneria Meccanica dell’Università Federico II di Napoli, dimostrando subito bravura in matematica ed interesse per il volo. Tra i docenti ebbe il generale Umberto Nobile, eroe della trasvolata sul Polo Nord con il  dirigibile Norge, diventandone uno degli allievi prediletti. Laureatosi nel 1951, insegnò per un breve periodo matematica al liceo Elena di Savoia di Napoli.In seguito, con Gino Pascale, altro discepolo di Nobile, darà vita alle scuole napoletane di Spazio ed Aeronautica.
Desiderando approfondire la preparazione nel campo aeronautico, si specializzò presso la Facoltà di Ingegneria Aeronautica dell’Università di Roma La Sapienza, guidata da Luigi Broglio.
Rientrato a Napoli, grazie ai suggerimenti di Nobile, riuscì ad ottenere l’assegnazione della Fu lbright studet scholarship, prestigiosa borsa di studio messa a disposizione nel dopoguerra dagli americani agli studenti più meritevoli. Nell’autunno 1953 si imbarcò da Napoli, con destinazione New York, sulla motonave Vulcania, dove incontrò James e Milly Harford di ritorno dal viaggio di nozze. Harford, futuro segretario esecutivo dell’American rocket society di New York, fu in seguito per Napolitano un costante punto di riferimento.
Obiettivo del soggiorno a New York fu il master degree in ingegneria alla Polytechnic University. Inizialmente pensò di specializzarsi nella tecnologia degli elicotteri ma l’incontro con Antonio Ferri – che negli anni Trenta aveva diretto gli studi sull’alta velocità nel centro di ricerche aeronautiche di Guidonia e poi, fuggito dall’Italia nel 1945, era divenuto direttore dell’Aerodynamics Laboratory – lo indirizzò verso le ricerche di aerodinamica. Al Politecnico di New York condivise gli studi con un gruppo di altri scienziati italiani, fra cui Massimo Trella e Carlo Buongiorno. Nel giugno 1955 discusse la tesi di dottorato, quindi ritornò a Napoli, dove nel 1960, diventò professore ordinario di aerodinamica all’università partenopea.
Il 13 giugno 1961 sposò Liliana Boccolini da cui ebbe tre figli: Clementina, Alba e Fernando Flavio.
Napolitano, eclettico pioniere nel campo dell’aerodinamica ipersonica e propugnatore dell’utilizzo della Microgravità come ambiente di ricerca (quella che lui stesso definiva “quarto ambiente”),condusse anche indagini di acustica, scienze della vita e fisica dei fluidi, rivelando di quest’ultima alcune proprietà sconosciute, sulle quali si sarebbero poi concentrate le sue ricerche nelle condizioni spaziali di microgravità. 
Intorno a lui si raccolsero una serie di figure che dettero vita prima al Dipartimento di Scienze dello Spazio della Facoltà  di Ingegneria e poi ad un vero e proprio Corso di Laurea in Ingegneria Aerospaziale.
Gli studi condotti con Ferri gli garantirono notorietà scientifica e nel 1965 venne invitato a tenere un ciclo di lezioni all’Università della California a Berkeley. Due anni dopo diventò docente alla Sorbona di Parigi, collaborando in particolare con Marcel Barrère dell’ONERA (Office national d’études et de recherches aérospatiales), uno dei maestri francesi della propulsione a razzo. Tenne successivamente lezioni sullo strato limite in volo ipersonico anche al Von Karman Institute di Bruxelles. Dal 1966 al 1968 fu presidente della IAF (International astronautical federation), primo italiano eletto a questo vertice mondiale dell’esplorazione cosmica. Dal 1970 al 1974 fu direttore del Dipartimento di meccanica dei fluidi del CISM - International centre for mechanical sciences di Udine e nel 1972 venne eletto per la seconda volta presidente della IAF, rimanendovi per altri due anni. Di nuovo tornò a insegnare all’estero nel 1974, con una cattedra all’École nationale supérieure de mécanique et d’aérotechnique di Poitiers, in Francia. Intanto approfondì gli studi di fisica dei fluidi in ambiente spaziale e nel 1979 diventò segretario generale dell’ELGRA (European low gravity research association) che contribuì a creare e della quale nel 1981 venne eletto presidente, rimanendo in carica fino al 1986. Dal 1983 al 1991 riassunse la carica di direttore dell’Istituto di aerodinamica Umberto Nobile.
In quest’arco di tempo condusse importanti esperimenti a bordo dello Spacelab dell’European space agency, trasportato dallo shuttle della NASA: durante i voli orbitali delle missioni Spacelab-1 (STS-9 Columbia), del 1983, e Spacelab D-1 (STS-61-A Challenger), del 1985, con il suo strumento Flui dphysics module dimostrò il comportamento dell’effetto Marangoni che permette, in assenza di gravità, la costruzione «di ponti liquidi considerevolmente più alti che sulla Terra» (Marangoni convection in space microgravity environments, in Science, vol. 225 [13 July 1984], pp. 197 s.), un fenomeno prezioso ai fini dello sfruttamento delle condizioni spaziali per produrre nuovi materiali.
Organizzò in seguito una serie di Columbus Symposiums nei paesi europei per esplorare le nuove possibilità finalizzate alle ricerche che si sarebbero condotte sul modulo Columbus, l’elemento dell’ESA agganciato in permanenza alla stazione spaziale internazionale ISS. Per incrementare l’attività di ricerca in Italia fondò a Napoli, unendo gli interessi dell’Università di Napoli e della società Alenia Spazio, il MARS (Microgravity advanced research and support center). Nel 1990 l’Accademia nazionale dei Lincei lo nominò socio.
In parallelo Napolitano si impegnò a livello sociale proponendo e lavorando alla costituzione del MIT (Mediterranean institute of technology), nell’ambito di un parco tecnologico dove università e industrie avrebbero dovuto unire le loro possibilità per stimolare lo sviluppo economico del Meridione. In questo ruolo diventò presidente del comitato scientifico di Innovare e si batté fortemente per la costituzione del Centro italiano ricerche aerospaziali (CIRA), a Capua, di cui diventò presidente all’inizio di luglio 1991.
Morì improvvisamente il 23 luglio 1991, a Estes Park, in Colorado, dove, in qualità di presidente dell’ESA, si era recato per un meeting  del gruppo dei paesi utilizzatori della stazione spaziale (Space station users panel) dell’ente con la Nasa.
Per ricordarlo, l’Università Federico II gli ha intitolato  l’Istituto di Aerodinamica mentre, dal 1993, annualmente è bandito un premio  per giovani scienziati che porta il suo nome.
Dopo la prematura scomparsa di Napolitano, in Campania le attività e le ricerche relative allo spazio hanno vissuto alterne vicende fino ai giorni nostri.
La svolta è avvenuta nei primi anni del XXI secolo con la creazione di una serie di consorzi a carattere aerospaziale tra i quali Chain e Ali (Aerospace Laboratories for Innovative components), quest’ultimo responsabile dello sviluppo della capsula di rientro Irene (Italian Re-Entry Nacelle) per conto dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), collaudata recentemente con successo presso la galleria ipersonica Scirocco del CIRA.
Ai lettori che volessero  approfondire la conoscenza di Luigi Gerardo Napolitano, si consiglia il libro di Giovanni Caprara  Lo spazio, il quarto ambiente.

copertina del libro Lo spazio, il quarto ambiente


Nessun commento:

Posta un commento