sabato 7 settembre 2013

L’EPOPEA DELLA CANZONE NAPOLETANA E LA LEGGENDARIA MIGNONETTE

Gilda Mignonette


Prima di entrare nell’argomento, occorre fare una necessaria premessa: dopo l’Unità d’Italia, milioni di meridionali furono costretti ad emigrare alla ricerca di pane e lavoro e per un’eternità, dal porto di Napoli, partirono quotidianamente piroscafi stracolmi di famiglie dignitose con abiti laceri, valigie di cartone e lacrime agli occhi, che vedevano lentamente scomparire il Vesuvio fumante all’orizzonte, avviandosi verso l’ignoto. Li attendeva la quarantena, controlli medici minuziosi, la vergogna di elemosinare un qualsiasi lavoro, carne da macello disposta a tutto pur di sopravvivere. Vanamente cerchereste nei libri di storia traccia di questo genocidio silenzioso, che ha privato per sempre il Sud di ogni speranza di riscatto e sviluppo, mentre l’America è cresciuta economicamente anche grazie al silenzioso lavoro di questi ultimi della terra.
A New York ed in tutte le grandi metropoli, gli italiani si raccoglievano in enclave dove perpetuavano usi e riti con più convinzione che nella madre patria, dalla processione in onore di San Gennaro all’ascolto d’antiche melodie, per cui all’arrivo di un artista italiano, meglio se napoletano, il successo era favorito da un pabulum ideale costituito da nostalgia, ricordi, voglia di distrarsi dimenticando la tristezza del presente con un tuffo nel passato. 
E’ proprio a New York che, Griselda Andreatini, in arte Gilda Mignonette, divenne una delle cantanti napoletane  più celebri ed apprezzate oltreoceano. Nata a Napoli, nel popolare quartiere della Duchesca, il 28 ottobre 1886, aveva iniziato la sua carriera nei teatri di varietà e nei cafè chantant di Napoli riscuotendo notevole successo. Dal 1910 al 1915 iniziò un giro di tourneè che la portarono in Spagna, Ungheria, Russia, Argentina e Cuba. Nel 1919 debuttò nella prosa al fianco di Raffaele Viviani nel ruolo di “Carmilina 'a stiratrice” nella commedia Lo sposalizio.
Nel 1924, a 38 anni, partì per New York: doveva restarci un paio di mesi ma ci rimase oltre 20 anni. Il suo pubblico era formato da italiani emigrati nel nuovo continente, ma anche da americani veri che si lasciavano conquistare da questa sciantosa dotata di forte presenza scenica e  forte carattere che si faceva largo a gomitate ed aveva perfino il coraggio di affrontare la mafia: per tutti era la “Regina degli emigranti”. Realizzò oltre 250 incisioni con le maggiori case discografiche. Il suo maggiore successo, "A cartulina 'e Napule", è una canzone struggente scritta da Pasquale Buongiovanni, che per vivere faceva l'imbianchino. Una delle sue ultime interpretazioni fu "Malafemmena", che registrò poco prima della morte. In America incontrò anche l’amore, Frank Acierno, un italo americano, proprietario di un teatro, che divenne  suo manager. Al loro matrimonio partecipò Rodolfo Valentino e, quando l’attore morì prematuramente, Gilda volle dedicargli una canzone. Quella della Mignonette fu una vita avventurosa ma anche piena di successi e soddisfazioni. Durante gli anni trascorsi in America, era ritornata più volte in Italia ma nel 1953 aveva deciso di ritirarsi dalle scene e ritornare definitivamente a Napoli. Si imbarcò con il marito sul piroscafo Homeland ma, 24 ore prima dell’arrivo, ebbe un malore e morì. Era l’8 giugno 1953. Sul certificato di morte vennero riportate le coordinate del punto in cui si spense, latitudine 37' 21' Nord. Longitudine 4' 30' Est.  E’ sepolta nel cimitero di Poggioreale.
Gilda Mignonnette è ancora ricordata come una delle più appassionate ed intense interpreti della canzone napoletana: ne è prova lo spettacolo teatrale Gilda Mignonette - La regina degli emigranti,andato in scena il 30 e 31 agosto scorsi, in prima nazionale, al Todi Teatro Festival 2013, protagonisti Marta Bifano e Massimo Abbate, regia di Riccardo Reim, che, in una versione più ampliata, sarà portato in scena a New York e Washington dal prossimo dicembre.


Gilda Mignonette

Gilda Mignonette

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