Un professore di altri tempi
Gerardo Maruotti era un professore straordinario di quelli che non siedono più sulle cattedre della disastrata scuola italiana.
Pugliese, grande letterato, iniziava le sue spiegazioni in si bemolle per terminarle con acuti poderosi, con pugni sul tavolo, infarciti di parolacce, e poiché soffriva di emorroidi, gli ultimi minuti erano per noi studenti un esaltante godimento e per lui un gradevole supplizio.
Dopo 30 minuti di eloquio i personaggi da lui evocati sembravano rivivere in mezzo a noi, lasciando momentaneamente l’empireo dove vivono in eterno: Paola e Francesca, Achille ed Ulisse, don Chisciotte, Amleto e tanti altri immortali creati nei millenni dalla fertile fantasia di scrittori e poeti di ogni nazionalità.
Lui stesso era poeta ed aveva curato un’antologia della letteratura italiana ad uso dei licei.
Una mia compagna di classe, Letizia Petré, conosceva a memoria molti passi dei suoi canti dauni, mentre Achille Morena gli procurava gli inviti alle conferenze che si tenevano nella mitica saletta rossa della libreria Guida.
Lo abbiamo avuto come docente al liceo scientifico Galilei di Napoli, per molti anni nella mitica sezione C, nota per essere quella alla quale era assegnati i professori più preparati e più motivati.
Egli possedeva una casetta con giardino al villaggio Coppola, da poco costruito e, all’epoca, ambito luogo di villeggiatura; una domenica dell’ultimo anno, quando già alcuni di noi possedevano l’auto, ci invitò a trascorrere assieme un giorno di festa. Ad ora di pranzo ci recammo in un ristorante della zona e poi tutti sotto al patio a spegnere le candeline di un compleanno con tanti “anta”.
Oggi, andato in prescrizione il reato, posso confessare un piccolo peccato di gioventù. Spesso, quando con gli amici si faceva molto tardi, usciti dalla discoteca, chiamavamo al telefono il professore il quale, per il suo carattere irascibile, andava su tutte le furie, vituperando le divinità delle principali religioni monoteiste.
Le telefonate notturne sono state per anni una mia specialità. Ogni anno allo scoccare della mezzanotte, chiamavo immancabilmente il professore oltre ad una certa Assunta Aspettapesce, che alle mie avances, mi bombardava di parolacce in perfetto vernacolo.
Ritornando al nostro amato Gerardo, del quale conservo religiosamente a casa tutte le foto della classe nella quale egli compariva immancabilmente ed alcune foto scattate al villaggio Coppola, voglio raccontare alcuni sfiziosi aneddoti.
Il primo, innocente, quando praticai un buco in corrispondenza con la classe attigua, frequentata da una classe superiore alla nostra, i cui compagni, dopo pochi minuti, ci fornivano le soluzioni dei compiti assegnati in classe, soprattutto di matematica.
Il secondo, più birichino, fu quando, nottetempo, misi del cemento nella serratura della scuola, provocando un filone generale.
Il terzo è il più birbante: una sera misi nello sciacquone dei bagni una bottiglia colma di urina, simulando una molotov. Poi, mentre tranquillamente mi facevo vedere davanti all’ingresso, un amico avvertì la polizia: ”attenti c’è una bomba nella scuola”. Arrivarono gli agenti e fu un altro giorno di allegro filone di massa.
Qualche anno fa, leggendo i necrologi del Mattino, appresi della triste dipartita. Confesso che piansi; professori come Maruotti non esistono più e per questo che ho accettato volentieri l’invito della figlia Valeria di ricordare l’estroso personaggio.
Nessun commento:
Posta un commento