sabato 20 luglio 2013

Scrittori in gabbia un genere letterario



Mentre il governo con il recente decreto legge “Sfolla Carceri” ha platealmente preso per i fondelli le aspettative dei detenuti, da tempo vanno di moda i libri scritti da ospiti dello Stato, hai quali i mass media dedicano una notevole attenzione, a partire da “Il Candore delle cornacchie” di Salvatore Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia, che in pochi mesi ha venduto 40.000 copie ed è stato anche candidato al Premio Strega, fino a last but not least “Non mi avrai mai” di Gaetano di Vaio, il quale racconta lo spaccio, gli scippi, le rapine, la camorra e gli anni trascorsi nell’inferno di Poggioreale.
Il protagonista del romanzo autobiografico è uno scugnizzo cresciuto nel degrado di Scampia, tra lo squallore delle vele, una vergognosa espressione di una modernità frutto di un teorema antropologico che riduce l’uomo a bestia.
Inizia a rubare a nove anni, poi il cursus honorum: scippatore, rapinatore, per finire responsabile di una piazza di spaccio da 3.000 dosi al giorno.
Naturalmente la sua carriera lo porta nell’Alcatraz napoletano, dove avviene il miracolo, perché egli riesce ad incanalare rabbia e frustrazione nello studio e nella lettura.
È testimone di tanti episodi tragici, che trasforma in epica, e a differenza di tanti altri libri in chiave vesuviana, l’autore utilizza una fantasia ed una abilità descrittiva tali da creare una polifonia con le voci dei tanti personaggi perfettamente delineati, i quali acquistano agli occhi del lettore una consistenza corporea come se stesse assistendo ad un film, un kolossal alla Sergio Leone, che potrebbe intitolarsi tranquillamente “cera una volta a Napoli”.
Per rimanere nel tema vogliamo segnalare l’imminente ciclo di presentazioni di libri scritti da reclusi che si terrà nella mitica biblioteca Papillon di Rebibbia.
Si partirà con le “Favole da Rebibbia” del sottoscritto, si proseguirà con “Il candore delle cornacchie” e poi sarà il turno di pasquale Gissi autore di “Cronistoria di un amore folle”.

Il futuro della droga


Nell'arco dei prossimi dieci anni il mercato mondiale degli stupefacenti sarà sconvolto dall'uscita incalzante di sempre nuove sostanze sintetizzate in laboratorio, in grado di mimare perfettamente gli effetti prodotti dalle droghe maggiori, a fronte di effetti collaterali devastanti.
Tali prodotti alla portata di ogni laboratorio ben attrezzato, posto in qualsiasi angolo del mondo, saranno commercializzati sul WEB a prezzi ridottissimi e costituiranno una concorrenza tale da far precipitare in poco tempo i prezzi dell'eroina e della cocaina.
Come reagiranno i trafficanti, ed i governi?
I primi perderanno denaro e potere, senza riuscire a fermare questo nuovo mercato, perché ubiquitario e di conseguenza diminuirà il loro condizionamento sugli Stati, i quali potrebbero finalmente cogliere l'occasione per liberalizzare la vendita della droga, che dovrà essere pura, economica ed offerta sotto controllo sanitario.

mercoledì 17 luglio 2013

Lo scugnizzo del pallonetto

Massimo Ranieri


Massimo Ranieri (pseudonimo di Giovanni Calone) nasce nel 1951, quinto di otto figli, nel popolare quartiere del Pallonetto e passa la sua infanzia in un solo vano al 5° di un vecchio stabile e per aiutare la famiglia svolge vari lavori: garzone, fattorino, commesso, barista e cantante di battesimi e matrimoni.
Oggi proprietà dalla famiglia, all’angolo delle scale che conducono al pallonetto, su via Santa Lucia, troneggia l’elegante bar Calone.
Egli è principalmente cantante di musica leggera ed attore di teatro, ma è stato interprete anche in numerosi film di successo.
Massimo Ranieri
Nel 1964 viene notato da Gianni Aterrano, il quale, dopo aver compreso le possibilità della sua voce calda e intonata, lo fa diventare spalla di Sergio Bruni facendolo partire per gli Stati Uniti con il nome d'arte di "Gianni Rock". Con quel nome si esibirà per la prima volta in palcoscenico all'Academy di Brooklyn, e con lo stesso pseudonimo incide i primi 45 giri per la Zeus, l'etichetta di proprietà di Espedito Barrucci e che ha, come direttore artistico, lo stesso Aterrano; partecipa inoltre al Festival di Pesaro nel 1964. Con i primi piccoli compensi Massimo Ranieri decide di aiutare la sorella che voleva sposarsi e metter su famiglia.
Nel 1966 avviene la svolta: il pianista Enrico Polito, dopo averlo ascoltato, gli propone un contratto discografico con la CGD, che lo fa debuttare dapprima con lo pseudonimo Ranieri (nome scelto in quanto già noto alla memoria della gente per il richiamo al principe Ranieri III di Monaco) a cui, dopo le prime incisioni, viene aggiunto Massimo. Quell'anno Canzonissima si chiama Scala reale e il quindicenne Massimo ottiene un buon successo con una versione del classico L'amore è una cosa meravigliosa.
Nel 1967 vince il Cantagiro nel girone B dedicato alle giovani promesse con Pietà per chi ti ama.
L'anno successivo partecipa a Sanremo con il brano Da bambino in coppia con i Giganti, e ritorna al Cantagiro con Preghiera per lei; sempre nel 1968 incide Rose rosse, canzone che passa inosservata al momento della sua uscita per poi esplodere l'anno successivo.
Nel 1969 si ripresenta a Sanremo con Quando l'amore diventa poesia in coppia con Orietta Berti e di nuovo al Cantagiro con Rose rosse, canzone che viene riciclata dalla CGD come lato B di Il mio amore resta sempre Teresa e che rimane per 13 settimane in classifica giungendo al secondo posto ed al sesto fra i dischi più venduti del 1969: al Festival di Sanremo ritornerà solo diciannove anni dopo.
Della canzone viene fatta una versione spagnola non solo per la Spagna e l'America del Sud, ma anche per il Giappone. Nell'edizione di Canzonissima 1969 canta Rose rosse, 'O sole mio e arriva al terzo posto con Se bruciasse la città. A gennaio del 1970 esce il suo primo album Massimo Ranieri.
Nel 1970 partecipa alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia con Sogno d'amore, al Cantagiro 1970 con Le braccia dell’amore e a Canzonissima con Sogno d'amore, Aranjuez Mon Amour e Vent'anni, con cui si classifica al primo posto e che diventa (con l'aggiunta dei puntini di sospensione) il titolo del suo nuovo album. Interpreta "Incontro" con la regia di Pietro Schivazappa accanto a Florinda Bolkan; "Cerca di capirmi" per la regia di Mariano Laurenti con Beba Loncar; "Il faro in capo al mondo" per la regia di Kevin Billington, accanto a star come con Kirk Douglas, Yul Brynner, Samantha Eggar. Vince il "David di Donatello" ed il "Premio Internazionale della Critica" per il film "Metello", riceve il premio "La Maschera d'Argento". Nel film per la tv "La Sciantosa" per la regia di Alfredo Giannetti è accanto ad Anna Magnani.
Nel luglio del 1970 diventa padre di Cristiana, nata dalla sua relazione con la cantante Franca Sebastiani.
Nel 1971 ritorna a Canzonissima dove presenta prima Adagio veneziano (sulla musica del film Anonimo veneziano), poi Io e te (tema d'amore del film Metello) infine Via del Conservatorio, brano con cui arriva in finale e si posiziona al secondo posto. Partecipa anche all'Eurovision Song Contest con L'amore è un attimo; del brano vengono fatte versioni in francese, spagnolo e tedesco. Viene pubblicato l'album Via del conservatorio. L'anno dopo, reduce dall'incontro con Anna Magnani che risvegliò in lui l'anima partenopea, incide il suo primo album dal vivo 'O surdato 'nnammurato con canzoni del repertorio classico napoletano, registrato dal vivo al Teatro Sistina di Roma per la regia teatrale di Vittorio De Sica e ripreso dalle telecamere della RAI.
Partecipa di nuovo all'edizione '72 di Canzonissima con le canzoni Ti Ruberei, 'O Surdato 'nnammurato e bissando la vittoria con Erba di casa mia da cui l'omonimo album.
Nel 1973 partecipa nuovamente all'Eurofestival con Chi sarà con te che verrà incisa anche in spagnolo. Parte per una tournée negli Stati Uniti ed incide una cover di Frank Sinatra Amo ancora lei. Incide un nuovo album, Album di famiglia (1900-1960), raccolta di brani dal 1900 al 1960 che contiene la canzone di Umberto Bindi Il nostro concerto.
Nel 1974 per la regia teatrale di Mauro Bolognini registra al Teatro Valle di Roma uno spettacolo ripreso dalla televisione e da cui incide dal vivo l'album Napulammore. Prende parte all'ultima edizione di Canzonissima 1974 cantando brani come Immagina, Te voglio bene assaie e si posiziona al secondo posto con Per una donna, ne segue l'omonimo album.
Nel 1975 è protagonista di "Salvo D'Acquisto" per la regia di Romolo Guerrieri accanto ad Enrico Maria Salerno e Lina Polito. È protagonista del telefilm "Una città in fondo alla strada" per la regia di Mario Severino, con Marisa Merlini e Scilla Gabel.
Nel 1976 incide l'album Meditazione con gli arrangiamenti di Eumir Deodato che contiene brani del repertorio classico. Realizza al Teatro Valle di Roma per la regia di Mauro Bolognini, da una poesia di Raffaele Viviani, Macchie 'e culore, da cui viene tratto un disco dal vivo ed uno spettacolo televisivo.
Nel 1977 realizza la prosa "Il Valzer dei cani" di L. N. Andreev, per la regia di Giuseppe Patroni Griffi con Romolo Valli.
Nel 1978 registra l'album dedicato all'Odissea, La faccia del mare, (arrangiamenti di Victor Bach).
Nel 1979 è la volta del film "La patata bollente" con Renato Pozzetto ed Edwige Fenech. Ne "La dodicesima notte...o quel che volete" di William Shakespeare con Monica Guerritore, regia di Giorgio De Lullo.
Nel 1980 incontra il "Grande Maestro" Giorgio Strehler, al quale seguirà una tournée europea, lo spettacolo "L'anima buona di Sezuan" di Bertolt Brecht per la regia di Giorgio Strehler con Andrea Johansson, Renato De Carmine.
Nel 1981 incide un'altra antologia di classici napoletani Passa lu tempo e lo munno s'avota.
Nel 1982 costruisce per la regia di Gianfranco Mingozzi il film in due puntate "La vela incantata" con Monica Guerritore.
Nel 1983 debutta come funambolo e giocoliere nel musical "Barnum"scritto da Mark Bramble per la regia di Buddy Schwab ed Ennio Coltorti, con musiche di Cy Coleman al fianco di Ottavia Piccolo. Esce l'album'Barnum' tratto dallo spettacolo teatrale. Interpreta la prima serie de "I ragazzi di celluloide", la seconda nel 1985, per la regia di Sergio Sollima con Leo Gullotta.
Nel 1984 è la volta di ...vanità dove interpreta brani del repertorio napoletano ripresi durante l'omonima trasmissione televisiva.
Nel 1985 ancora cinema con "Atto d'amore" e "Nata d'amore".
Nel 1986 incontra il grande regista Maurizio Scaparro e realizza lo spettacolo teatrale "Varietà"
Nel 1987 ne "Lo scialo", tratto dal romanzo di Vasco Pratolini, è diretto da Franco Rossi con Eleonora Giorgi e Marisa Berenson. "L'ombra nera del Vesuvio", film in 6 puntate, per la regia di Steno con Carlo Giuffrè. Sempre per la regia di Maurizio Scaparro interpreta "Pulcinella" di Manlio Santanelli, tratto da un copione cinematografico di Roberto Rossellini. Vince il Premio Taormina Arte.
Nel 1988 il ritorno in grande stile con la partecipazione a Sanremo dove vince con il brano Perdere l'amore; esce l'album che prende il nome dal successo sanremese ed un altro tratto dalla commedia musicale Rinaldo in campo.
Nel 1989 invece, dopo la vittoria a Sanremo incide l'album Un giorno bellissimo dove interpreta la canzone omonima, sigla di "Fantastico", che lo vede in veste di conduttore. E da quest'anno fino al 1991 darà vita al film tv "Il Ricatto".
Nel 1992 partecipa di nuovo al Festival di Sanremo con il brano Ti penso che sarà inserito nell'omonimo album.
Nel 1993 Interpreta con la regia di Maurizio Scaparro lo spettacolo teatrale "Teatro Excelsior" con musiche originali di Antonio Sinagra.
Nel 1995 è nuovamente al Festival con una canzone fuori dal suo repertorio tradizionale La vestaglia, che precede di poco l'uscita dell'album Ranieri.
Nel 1997 ritorna nuovamente alla manifestazione con una canzone scritta da Gianni Togni Ti parlerò d'amore che anticipa la realizzazione dell'album Canzoni in corso che raccoglie brani di famosi cantautori italiani.
Nel 1999 dall'omonima commedia musicale teatrale esce il doppio album Hollywood ritratto di un divo.
Nel 2001 Oggi o dimane, nel 2003 Nun è acqua (riproposte nel 2004 nel doppio cd Ranieri canta Napoli) e nel 2005 Accussì grande, una trilogia dei grandi classici napoletani che lo consacreranno definitivamente nella storia della canzone italiana.
Il 16 ottobre 2002, Massimo Ranieri è stato nominato Ambasciatore di buona volontà dell'Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO).
Nel 2006 Canto perché non so nuotare...da 40 anni, il doppio album che festeggia i 40 anni di carriera, in uno sono raccolti i brani che lo hanno reso famoso e nell'altro le più belle canzoni d'autore degli ultimi decenni
Nel 2008 è regista del remake teatrale del film "Poveri ma belli" prodotto dal teatro Sistina e Titanus con Bianca Guaccero, Michele Carfora, Antonello Angiolillo, Emy Bergamo, Francesca Colapietro, Maurizio Semeraro, Rhuna Barduagni, Daniele Arceri, Roberto D'urso, Nello Torlo, Davide Marrone, Matteo Pastore, Samuele Cavallo, Daniela Rapisarda, Azzurra Tassa, Eliana Tumminelli, Mara Mazzei. con le coreografie di Franco Miseria e con le musiche di Gianni Togni.
Nel novembre 2009 riceve il premio De Sica per il Teatro.
Nel 2010 ritorna in una sala registrazione, incidendo così due nuovi singoli (scritti da Carlo Mazzoni) inserendoli nel doppio CD con DVD "Massimo Ranieri LIVE Dallo stadio Olimpico di Roma": "Tutte le mie leggerezze" e "Ho bisogno di te"
Il 17 agosto 2010 riceve a Lamezia Terme il "Riccio d'Argento" di Fatti di Musica 2010, 24º edizione della rassegna del Miglior Live Italiano diretta da Ruggero Pegna per il "Miglior Live d'Autore dell'anno": "Canto perché non so nuotare... da 40 anni!" per aver superato un milione di spettatori in cinquecento repliche. Su iniziativa del direttore di Raiuno Mauro Mazza, viene incaricato di dirigere e interpretare per la prima rete quattro commedie di Eduardo de Filippo. La prima, Filumena Marturano, va in onda il (30/11/2010); ad essa sono seguite Napoli milionaria! (04/05/2011), Questi fantasmi! (16/11/2011) e Sabato, domenica e lunedì(01/05/2012). In tutte le occasioni Ranieri è, oltre che regista, l'interprete principale. Nello spettacolo "Canto perché non so nuotare...da 40 anni" interpreta, oltre alle canzoni del suo repertorio, parecchi grandi successi di altri cantanti: "Almeno tu nell'universo", "Io che non vivo", "Il cielo in una stanza", "L'istrione"... Ranieri stesso racconta che durante la tournée in America al seguito di Sergio Bruni gli fu proposto di firmare un contratto per un importante locale di Brooklyn ma, data la sua minore età, il progetto non poté andare in porto.
Nel 2012 ha partecipato con Gianni Morandi al programma televisivo “Avevo un cuore che ti amava tanto“ trasmesso su Rai 1 in memoria di Mino Reitano, interpretando canzoni portate al successo dal cantante scomparso.
Nel dicembre 2012 ha partecipato al programma televisivo I grandi della musica nello speciale in memoria di Domenico Modugno intitolato Penso che un Sogno così..., durante l'intera serata ha interpretato diversi successi di Modugno, nel finale il bis con Meraviglioso e in conclusione Nel blu dipinto di blu cantata col pubblico, con Lino Banfi e con il conduttore Massimo Giletti.
Il 25 dicembre 2012 su Rai 1, partecipa al Concerto di Natale ad Assisi diretto dal Maestro Premio Oscar Ennio Morricone, e interpreta Tu scendi dalle stelle nella versione intima napoletana e Quanno nascette ninno di Alfonso Maria de' Liguori. Sempre lo stesso giorno e sempre su Rai 1, prende parte nel programma Le nuvole in tributo a Fabrizio De Andrè dove interpreta i brani La canzone di Marinella e Don Raffaè.
Il 30 aprile 2013 esegue, al Teatro Colosseo di Torino, la 700esima replica del suo spettacolo Canto perché non so nuotare...da 40 anni.
Nel maggio del 2013 pubblica il live Sogno e son desto registrato durante l'ultimo tour con una scaletta ricca di omaggi a grandi cantautori.

Corposa la sua produzione discografica
1964: Lassù qualcuno mi ama/Un ragazzo come me (come Gianni Rock)
1964: Preghiera/Una bocca, due occhi e un nome (come Gianni Rock)
1964: Se mi aspetti stasera/La prima volta (come Gianni Rock)
1964: Tanti auguri señora/Non chiudere la porta (come Gianni Rock)
1966: L'amore è una cosa meravigliosa/Bene mio (come Ranieri)
1967: Pietà per chi ti ama/No, mamma (come Ranieri)
1968: Da bambino/Ma l'amore cos'è 
1968: Preghiera per lei/Cento ragazzine
1968: Rose rosse/Piangi piangi ragazzo
1969: Quando l'amore diventa poesia/Cielo 
1969: Il mio amore resta sempre Teresa/Rose rosse
1969: Se bruciasse la città/Rita
1969: 'O sole mio/Ma l'amore cos'è
1970: Sei l'amore mio/Fai di me quello che vuoi
1970: Le braccia dell'amore/Candida 
1970: Sogno d'amore/Mio caro amore evanescente e puro
1970: Vent'anni/Io non avrò 
1971: L'amore è un attimo/A Lucia 
1971: Io e te/Adagio veneziano 
1971: Via del Conservatorio/Momento 
1972: 'O surdato 'nnammurato/Lacreme napulitane
1972: La tua innocenza/Ti ruberei 
1972: Amore cuore mio/Io di più 
1972: Erba di casa mia/L'infinito
1973: Chi sarà/Domenica domenica 
1973: Chiove/Reginella 
1973: Amo ancora lei/Tu sei bella come il sole 
1974: Immagina/Se tu fossi una rosa 
1974: 'A tazza 'e cafè/Tu ca nun chiagne
1974: Te voglio bene assaie/A serenata 'e Pulicenella
1974: Per una donna/Cara libertà
1975: Si ricomincia/23, rue des lillas 
1976: Dal primo momento che ti ho vista/La mia boheme 
1978: La faccia del mare/Odyssea 
1988: Perdere l'amore/Dove sta il poeta 
1992: Ti penso/La notte 
Numerosi anche i film a cui ha partecipato
Nel 1969 per la regia di Mauro Bolognini debutta accanto a Lucia Bosè ed Ottavia Piccolo nel film Metello che lo porterà a vincere il David di Donatello ed il "Premio Internazionale della Critica".
Nel 1970 Incontro di Piero Schivazappa accanto a Mariangela Melato e Florinda Bolkan.
Cerca di capirmi con Beba Loncar; Il faro in capo al mondo accanto a due star hollywoodiane come Kirk Douglas e Yul Brynner.
Nel 1971 Bubù accanto ad Ottavia Piccolo.
Nel 1972 Imputazione di omicidio per uno studente con Pino Colizzi e Martin Balsam per la regia di Mauro Bolognini.
Nel 1974 La cugina con Christian De Sica.
Nel 1975 Salvo D'Acquisto per la regia di Romolo Guerrieri accanto di Enrico Maria Salerno e Lina Polito. E Una città in fondo alla strada, regia di Mauro Severino.
Nel 1976 interpreta con Yul Brinner e Barbara Bouchet Con la rabbia agli occhi. E L'ultima volta con Joe Dallesandro e Eleonora Giorgi.
Nel 1979 La patata bollente con Renato Pozzetto ed Edwige Fenech.
Nel 1981 Il Carabiniere accanto a Fabio Testi, Enrico Maria Salerno e Valeria Valeri. L'ultima volta insieme sempre con Enrico Maria Salerno. Priest of love con Laura Antonelli. E Casta e pura con Laura Antonelli dove interpreta anche la colonna sonora con la canzone "Rosa".
Nel 1996 È la voce di Quasimodo nel film d'animazione Disney Il gobbo di Notre Dame al fianco di Mietta (Esmeralda).
Nel 1997 Volare! con Tony Sperandeo e Marina Suma.
Nel 2002 Fondali notturni con Ida Di Benedetto. E Legami di famiglia.
Nel 2004 sotto la direzione di Claude Lelouch interpreta Les Parisiens accanto ad Alessandra Martines.
Nel 2007 Civico 0, regia di Francesco Maselli, con Ornella Muti e Letizia Sedrick.
Nel 2008 L'ultimo Pulcinella, diretto da Maurizio Scaparro, con Adriana Asti, Jean Sorel, Valeria Cavalli e Domenico Balsamo.
Nel 2010 Passione di John Turturro
Nel 2011 La meravigliosa avventura di Antonio Franconi, diretto da Luca Verdone, con Sonia Aquino, Elisabetta Rocchetti e Orso Maria Guerrini. Scossa, regia Francesco Maselli, Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti e Nino Russo, con Amanda Sandrelli, Paolo Briguglia, Lucia Sardo e Gianfranco Quero. E "Capitan Basilico 2", regia Massimo Morini, con Massimo Morini, Davide Ageno, Gianni Casella, Maurizio Borzone e Federica Saba.
Notevole il numero di lavori per la televisione.
Nel 1970 La RAI lo chiama per entrare nel cast del varietà Doppia coppia con Alighiero Noschese, Romina Power e Bice Valori.
Nel 1971 Realizza per la TV il film La Sciantosa accanto ad Anna Magnani.
Nel 1973 Walter Chiari e Mita Medici gli dedicano uno spettacolo dal titolo Tutto Esaurito.inoltre è il protagonista di un telefilm in 5 puntate Una città in fondo alla strada accanto a Marisa Merlini. Scilla Gabel. Giovanna Carola.
1976 Partecipa insieme a Loretta Goggi alla commedia musicale a puntate Dal primo momento che ti ho visto.
Il 1978 Partecipa ad uno special televisivo Massimo Ranieri quasi un autoritratto a lui dedicato.ed è interprete nello sceneggiato televisivo Storie della camorra (episodio Il processo Cuocolo).
Nel 1982 Realizza per la regia di Gianfranco Mingozzi il film in due puntate La vela incantata.
Il 1983 “I ragazzi di celluloide” che avrà il seguito n. 2 nel 1985.
Il 1984 “Legati da tenera amicizia” e “All'ombra della grande quercia”.
Il 1985 “Atto d'amore” per la regia di Alfredo Giannetti.
Il 1987 “Lo scialo” accanto ad Eleonora Giorgi e “L'ombra nera del Vesuvio” film in 4 puntate per la regia di Steno girato a Napoli sul tema della camorra.
Nel 1988 Partecipa a al 38º Festival di Sanremo e lo vince con il brano Perdere l'amore.
Il 1989 Si trova alla conduzione di “Fantastico-Cinema” insieme con Anna Oxa, Alessandra Martines e Giancarlo Magalli, e fino al 1991 darà vita al film TV “Il Ricatto” (1 e 2).
Il 1997 Prende parte a “La casa dove abitava Corinne” al fianco di Giuliana De Sio e Ben Gazzara, ed al film “Il prezzo del denaro” .
Il 1998 È nel cast di Angelo nero insieme a Gabriel Garko.
Nel 1999 Partecipa ad Ama il tuo nemico di Damiano Damiani ed a Un bacio nel buio.
Nel 2001 Torna per alcune settimane a raccontarsi il martedì sera con uno spettacolo tutto suo “Siete tutti invitati … citofonare Calone”. Partecipa ad una puntata dello spettacolo condotto da Pippo Baudo "Passo doppio" dove dimostra le sue doti da "cantattore"
Nel 2002 Interpreta “Io ti salverò” accanto a Riccardo Scamarcio, Cristiana Capotondi e Simone Corrente, e “Storia di guerra e di amicizia” accanto ad Elena Sofia Ricci.
Il 2005 Partecipa alla sit-com di Italia 1 Camera Cafè nel ruolo di Anselmo Pedone uno stagista balbuziente.
Il 2006 Canale 5 gli dedica una prima serata dove lui si lascia accompagnare dagli amici-colleghi, ripercorrendo la sua vita artistica, la serata prende il nome dallo spettacolo teatrale e dall'album "Accussì grande".
Il 2007 Torna per alcune settimane in RAI a raccontarsi il venerdì sera con uno spettacolo tutto suo “Tutte donne tranne me”, a cui farà seguito nel mese di febbraio il suo primo libro e una tournée teatrale dallo stesso titolo. Inoltre interpreta la miniserie TV per Canale 5 Senza via d'uscita - Un amore spezzato.
Tra il 2010 ed il 2012 Realizza per la Rai quattro commedie di Eduardo De Filippo:
Filumena Marturano con Mariangela Melato (30/11/2010) - replica 01/01/2013
Napoli milionaria! con Barbara De Rossi (04/05/2011)
Questi fantasmi! con Donatella Finocchiaro (16/11/2011)
Sabato, domenica e lunedì con Monica Guerritore (01/05/2012).
Egualmente cospicuo il lavoro teatrale.
1976 l'esordio teatrale avviene con Napoli chi resta e chi parte di Raffaele Viviani con la regia di Giuseppe Patroni Griffi. Il festival di Spoleto ne decreta subito il successo, così che nello stesso anno e sempre con Patroni Griffi realizza la pièce teatrale In memoria di una signora amica.
1977 si dedica interamente al teatro unendosi prima con la Nuova compagnia dei giovani di Valli e Giorgio De Lullo portando in scena La dodicesima notte e Il malato immaginario.
1980 ottiene grandi soddisfazioni in tutta Europa con L'anima buona di Sezuan di Brecht per la regia di Giorgio Strehler.
1983 diventa funambolo e giocoliere in Barnum con al fianco l'amica Ottavia Piccolo.
1986 l'incontro con il direttore del Teatro di Roma Maurizio Scaparro lo porterà alla realizzazione dello spettacolo teatrale Varietà che rievoca i fasti dell'avanspettacolo.
1987 sempre per la regia di Scaparro interpreta il Pulcinella di Manlio Santanelli.
1988 reinterpreta la commedia musicale di Garinei e Giovannini che fu di Domenico Modugno Rinaldo in campo.
1990-91 ripropone Pulcinella.
1991-92 sempre per la regia di Maurizio Scaparro propone Liolà.
1992 porta nei teatri Cantata di Natale insieme a Lina Sastri.
1993 interpreta Teatro Excelsior.
1994 prende parte a L'isola degli schiavi di Marivaux.
1996 ancora per la regia di Scaparro porta in scena Le mille e una notte.
1998 racconta la storia d'amore di Greta Garbo in "Hollywood - Ritratto di un divo.
2000 ancora sulle scene con il ritratto del pugile Marcel Cerdan ne Il grande campione.
2001 Oggi o Dimane, concerto spettacolo con classici napoletani.
2003 Con l'uscita del cd Nun è Acqua Ranieri replica il successo dell'anno precedente con una serie di concerti.
2005 "Accussì Grande" è il titolo dell'ultimo cd che chiude la trilogia dei cd di classici napoletani e dello spettacolo teatrale e che segna il suo ritorno sulle scene dopo un periodo difficile dovuto a gravi problemi di salute, brillantemente superati.
2007 "Tutte donne tranne me" è il titolo del concerto che porta Ranieri in tutti i teatri in Italia.
2007 "Canto perché non so nuotare...da 40 anni", ultima fatica teatrale in giro per i teatri italiani.
2009 "Polvere di Baghdad", il nuovo spettacolo di prosa con la regia di Maurizio Scaparro. Scritto da Adonis e Massimo Nava.
2011 "Canto perché non so nuotare...da 500 repliche".
2011 "L'opera da tre soldi" di Bertolt Brecht".
2011 Recital: "Chi nun tene coraggio nun se cocca ch' 'e femmene belle".
2012 Spettacolo: "Raffaele Viviani varietà" con la regia di Maurizio Scaparro.
2013 "Riccardo III" di William Shakespeare, produzione Teatro Ghione, musiche originali di Ennio Morricone, regia Massimo Ranieri.
Tra i riconoscimenti ricordiamo:
David di Donatello 1970: David speciale.
Festival di Sanremo 1988: nel 1988 conquista il primo premio al Festival della Canzone Italiana con il brano Perdere l'amore.
Premio De Sica 2008: lo riceve per il teatro.
Premio Napoletano-Eccellente nel Mondo 2010: Il riconoscimento, ideato dal presidente dell’Unione industriali di Napoli.
Riccio d'Argento: il 17 agosto 2010 riceve il premio Riccio d'Argento di Fatti di Musica 2010 per il "Miglior Live d'Autore dell'anno" a Lamezia Terme.
Atleta dell'anno: il 3 giugno 2013 riceve il premio durante i Wind Music Award 2013 al Centrale del Foro Italico di Roma.
Una carriera prestigiosa che certamente durerà ancora a lungo e che fa di Massimo Ranieri un personaggio di spicco nel pantheon ideale dei napoletani da ricordare.


martedì 16 luglio 2013

Un attore di talento

Giacomo Rizzo


Napoli nel cinema e nel teatro ha tradizioni illustri e scomparsi giganti: Totò, i De Filippo, Taranto, sono rimasti una numerosa nidiata di figureche , pur non essendo grandi attori, sarebbe riduttivo definire semplici caratteristi. Tra questi un posto di rilievo lo occupa Giacomo Rizzo, nato a Napoli nel 1936 il quale debutta giovanissimo (all'età di soli otto anni) in uno spettacolo di varietà e inizia a recitare nei piccoli teatri della provincia di Napoli, passando successivamente a fare il cantante nei night club, il ballerino e il presentatore di feste di piazza.
Nel 1965 cambia genere e si dà alla sceneggiata entrando nella compagnia di Mario Merola con lo spettacolo Dal Vesuvio con amore e da quel momento torna a calcare il palcoscenico con il ruolo a lui più consono, quello di attore comico.
Nel 1968 lavora con Rosalia Maggio al Teatro Salone Margherita e due anni dopo girerà per le televisione Il cappello del prete di Sandro Bolchi e Il bambolotto di Eros Macchi.
Dopo Il Decameron di Pasolini, inizia, negli anni settanta un lungo periodo in cui Rizzo partecipa a numerosi film del cosiddetto filone della commedia erotica all'italiana, fino a tornare al teatro nel 1976 portando in scena la Francesca da Rimini con i fratelli Aldo e Carlo Giuffré con un lusinghiero successo di pubblico.
Partecipa nel ruolo di Rigoletto al film Novecento di Bernardo Bertolucci (1976). Importante nella sua carriera teatrale è il periodo che va dal 1981 al 1993, in cui Rizzo lavora nella compagnia stabile del Teatro Sannazaro di Carlo Taranto e Luisa Conte, recitando in svariate commedie napoletane tra cui La Figliata di Raffaele Viviani.
Nel 1987, nel frattempo, debutta alla regia teatrale con il lavoro Qui siamo tutti pazzi rappresentato al Teatro Sancarluccio di Napoli, mentre al Teatro delle Muse di Roma allestisce per la regia con successo tre commedie di Eduardo Scarpetta.
Nel 1989 gira la serie tv Stazione di servizio per la regia di Felice Farina.
Torna al sodalizio artistico teatrale con Rosalia Maggio nel 1994 e Rizzo si cimenta nei suoi lavori come attore, regista, autore e adattatore e recita in ruoli minori al cinema come in Pacco, doppio pacco e contropaccotto di Nanni Loy (1993) e Aitanic di Nino D'Angelo (2000).
Il suo ruolo di protagonista nel film L'amico di famiglia di Paolo Sorrentino, uscito al cinema nel 2006 e presentato al Festival di Cannes, gli fa vincere il Premio Alberto Sordi come miglior attore dell'anno.
Dal 2009 dirige la scuola di recitazione del Teatro Bracco di Napoli.
Nel 2010 recita la parte di un impiegato delle poste, tale Costabile Grande, nel film Benvenuti al Sud di Luca Miniero, mentre nel 2012 è nel cast del sequel Benvenuti al Nord dello stesso regista. È tra i protagonisti del film "Fallo per papà" di Ciro Ceruti e Ciro Villano e, nel 2013, del film-parodia Sodoma - l'altra faccia di Gomorra, regia di Vincenzo Pirozzi.
Questa è una breve biografia del personaggio, al quale cediamo la parola per saperne di più: «Sono nato a Napoli il 7/1/1939, al Corso Umberto 1°. Debuttai a Portici all'Arena Comunale all'età di otto anni. Era uno spettacolo di arte varia. Con Salvatore Golia continuai facendo spettacoli nella provincia di Napoli. Avevo 18 anni quando abbandonai il teatro di varietà e cominciai a fare il cantante di night. Girai per tutta l'Italia facendo esperienza di ballerino e presentatore di feste di piazza. Nel 1965 entrai nella prima compagnia di sceneggiata organizzata da Leonardo Ippolito con Mario Merola. Lo spettacolo "DAL VESUVIO CON AMORE" fu il mio rientro in teatro nel ruolo a me più congeniale, cioè il comico. Nel 1968 debuttai al Teatro Salone Margherita di Napoli facendo ditta con Rosalia Maggio. Nel 1970 Sandro Bolchi mi chiamò offrendomi il ruolo di Gennareniello nel Cappello del prete. Nel 1970 il centro TV di Napoli mi richiamò in una grande produzione "Il Bambolotto" per la regia di Eros Macchi. Si susseguirono prima sei film del genere Decamerone, e poi una serie di film con la Fenec. Sempre nel 1970 partecipai a NOVECENTO di Bernardo Bertolucci, dove ebbi modo di conoscere un gran numero di attori di fama internazionale. Ormai stanco di girare films di cassetta, attesi per un po’, poi venne il grande film con Manfredi: PANE E CIOCCOLATA. Nel 1976 ritornai al mio vecchio amore: il teatro. Feci il primo grande successo teatrale: LA FRANCESCA DA RIMINI, con i fratelli Giuffrè. In televisione lo stesso anno feci con Ugo Gregoretti MA CHE COS'E' QUEST'AMORE interpreti con me R. Benigni e Stefano Satta Flores. Al teatro Sannazzaro dall'81 al 1993 ho fatto ditta con Luisa Conte e Carlo Taranto, dove ho interpretato nove commedie di grande successo. Rimangono ancora in mente successi come: Ce pensa Mammà, di G. Di Maio, Signori Biglietti, Impriesteme a muglierata, Angelarosa Schiavone e la Figliata di Viviani. Nel 1987 con la regia mia e di R. Ferrante debuttammo al teatro Sancarluccio con "Qui siamo tutti pazzi", monologo di vita vissuta con musiche originali di Toni Sorrentino. Tentando di ricordare cronologicamente le date, negli anni 90 ebbi una scrittura a Roma al teatro Delle Muse dove per tutta la stagione teatrale presentai tre commedie con la mia regia: TRE CAZUNE FORTUNATE- NON E VERO MA CI CREDO- QUARANTA MA NON LI DIMOSTRA. Nel 1994 al teatro Cilea con l'impresario Lello Scarano, cominciai un altro momento importante per la mia carriera teatrale. Con Rosalia Maggio si creò un sodalizio artistico, ma soprattutto un ritorno all'amore fraterno che ritrovammo dopo circa 30 anni. Continuò, la fatica mia, non solo come attore ma anche come regista, autore e adattatore. Si susseguirono successi come ECCO FRANCESCA DA RIMINI (completamente da me riscritta) UN MESE DI VILLEGGIATURA, QUANTA MBRUOGLIE PE NU FIGLIO,'E NEPUTE D'O SINDACO, SAN GIOVANNI DECOLLATO, IL MALOCCHIO, MISERIA E NOBILTA', NON E' VERO MA CI CREDO E CAVIALE E LENTICCHIE sono le mie ultime fatiche teatrali. Ho fatto in estate diversi spettacoli, tra questi: CIN CIN VARIETA', A GENTILE RICHIESTA, e poi ancora due film: Pacco, Paccotto, e Contropaccotto, diretto da Nanni Loi. Ultima fatica sempre in cinema: AITANIC scritto e diretto da Nino D'Angelo. Nell'estate 2000 un altro successo di R. Viviani FESTA DI MONTEVERGINE con la regia di Giulio Adinolfi. Nel 1967 prima che Totò morisse feci un piccolo ruolo nel film OPERAZIONE SAN GENNARO. Nell'elenco sopra fatto ho dimenticato di citare ZAPPATORE con Mario Merola per la regia di A. Brescia e NAPOLI PALERMO NEW YORK, IL TRIANGOLO DELLA CAMORRA sempre di A. Brescia con Mario Merola.
Aggiornerò la mia storia di artista tra vent'anni.».
Così finisce l'autobiografia di Giacomo, che si è attenuto ad un canone di scrittura strettamente asettico e distaccato tralasciando, sapientemente di tessere le sue lodi. Giacomo Rizzo viene dalla gavetta, dai locali frequentati da americani (quando suonava e cantava) e da piccoli teatrini, forgiandosi man mano che le sue esperienze, di vita e di artista, si arricchivano. Rizzo, nel privato é schivo e riservato, ha tre splendide figlie: Angela e Ornella, nate dal primo matrimonio e Veronica nata dal secondo matrimonio con l'attrice Stefania Coscia. La sua vita artistica lo vede a fianco di artisti come Totò (Operazione San Gennaro), Tomas Milian, Gianrico Tedeschi, Lina Volonghi, Buzzanca e Barbara Bouchet; con registi eccellenti come: Bertolucci, Pasolini, Salce e Gregoretti. Cosa ci riserverà in futuro Giacomo ? Moltissimo, egli é esplosivo, imprevedibile, camaleontico ma, soprattutto é un attore, un grande attore, per cui é lecito aspettarsi ancora altrettanto.
La sua partecipazione a film, televisione e spettacoli teatrali è considerevole la ricorderemo parzialmente Cinema: Il Decameron, regia di Pier Paolo Pasolini (1971), Il sindacalista, regia di Luciano Salce (1972), Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?, regia di Billy Wilder (1972), Le notti peccaminose di Pietro l'Aretino, regia di Manlio Scarpelli (1972), Le mille e una notte all'italiana, regia di Antonio Racioppi, Carlo Infascelli (1973), Un ufficiale non si arrende mai nemmeno di fronte all'evidenza, firmato Colonnello Buttiglione, regia di Mino Guerrini (1973), La Mano Nera (Prima della mafia, più della mafia), regia di Antonio Racioppi (1973), Il Colonnello Buttiglione diventa generale, regia di Mino Guerrini (1973), Bella, ricca, lieve difetto fisico, cerca anima gemella, regia di Nando Cicero (1973), I racconti di Viterbury - Le più allegre storie del '300, regia di Mario Caiano (1973), Beffe, licenzie et amori del Decamerone segreto, regia di Giuseppe Vari (1973), Piedone lo sbirro, regia di Steno (1973), Piedino il questurino, regia di Franco Lo Cascio (1974), Pane e cioccolata, regia di Franco Brusati (1974), Storie scellerate, regia di Sergio Citti (1974), L'educanda, regia di Franco Lo Cascio (1975), Superuomini, superdonne, superbotte, regia di Alfonso Brescia (1975), Novecento, regia di Bernardo Bertolucci (1976), La poliziotta della squadra del buon costume, regia di Michele Massimo Tarantini (1979), Zappatore, regia di Alfonso Brescia (1980), Napoli, Palermo, New York, il triangolo della camorra, regia di Alfonso Brescia (1981), La maestra di sci, regia di Alessandro Lucidi (1981), La poliziotta a New York, regia di Michele Massimo Tarantini (1981), Pierino la Peste alla riscossa, regia di Umberto Lenzi (1982), Il diavolo e l'acquasanta, regia di Bruno Corbucci (1983), Pacco, doppio pacco e contropaccotto, regia di Nanni Loy (1993), Aitanic, regia di Nino D'Angelo (2000), L'amico di famiglia, regia di Paolo Sorrentino (2006), Benvenuti al Sud, regia di Luca Miniero (2010), Benvenuti al Nord, regia di Luca Miniero (2012), Fallo per papà, regia di Ciro Ceruti, Ciro Villano (2012), Napoletans, regia di Luigi Russo (2012), Sodoma - l'altra faccia di Gomorra, regia di Vincenzo Pirozzi. In televisione: Stazione di servizio (1989), Anni '50 (1998), Una madre, regia di Massimo Spano (2008). Infine come lavori teatrali: La banda degli onesti 2009-2010, Mpriesteme a mugliereta 2008-2009, Tre pecore viziose 2007-2008, Miseria e Nobiltà (1998) (1999).
Avemmo modo di conoscere il personaggio in occasione di una cena dopoteatro al circolo canottieri Napoli, una simpatica iniziativa del mio amico, il vulcanico Tonino Cirino Pomicino, il quale, per alcuni anni, ha organizzato la possibilità, dopo aver assistito allo spettacolo, di poter discutere con gli attori davanti ad un buon piatto di spaghetti ed un buon bicchiere di vino.
Egli aveva interpretato “Miseria e nobiltà” ed il paragone con l’irraggiungibile Totò fu inevitabile, ma Giacomo, con grande umiltà , dichiarò che aveva semplicemente tentato di imitarlo.
Possiamo chiudere qui il discorso si Giacomo, ma trovandoci in famiglia, vorremo far conoscere ai miei 25 lettori un suo fratello minore, Vincenzo anche lui artista, ma soprattutto studioso, il quale meriterebbe una trattazione autonoma. Una persona squisita di cui mi vanto di essere amico. 
Alla immortale maschera di Pulcinella raramente sono state dedicate delle mostre e una delle più intriganti degli ultimi anni si è tenuta presso la libreria di Franco Maria Ricci a Spaccanapoli, con 36 opere (disegni, sculture e dipinti) di Vincenzo Rizzo, scelte da una produzione poco meno che sterminata dell’autore, il quale ha prodotto finora oltre 6.000 opere sul tema del Pulcinella e non ha nessuna intenzione di smettere. Vincenzo Rizzo è un personaggio singolare, degno di essere apprezzato da un pubblico più vasto di quello degli addetti ai lavori, che da tempo ne conosce l’impegno indefesso e  lo stima. Se leggiamo la professione sulla sua carta d’identità leggiamo traduttore, ma Rizzo è innanzitutto artista nato in una famiglia d’artisti.
Le ore del mattino sono dedicate al suo routinario lavoro svolto in un’antica bottega di fronte al Tribunale di Castel Capuano, ma basta andare nell’appartamento alle spalle del negozio per capire la vere inclinazioni di Vincenzo. Una biblioteca di libri d’autore 10.000 volumi, una delle più ricche raccolte private napoletane di testi sulla nostra gloriosa tradizione di antica capitale. Uno studioso dunque e a essere più precisi un implacabile ricercatore di antichi documenti, che, tassello dopo tassello, ricostruiscono la verità, a differenza di tanti blasonati professori, che ritengono con un solo colpo d’occhio di poter risolvere una spinosa attribuzione.
Suo campo di battaglia l’Archivio Storico del Banco di Napoli, ma certo chiamiamolo ancora con l’antico nome, dimenticando l’odiosa nuova colonizzazione dei piemontesi. Tra montagne di carte ingiallite Rizzo si muove con disinvoltura e, munito di una segreta e magica bussola, sa scovare la pista per identificare l’autore di un quadro o di una scultura.
Le ore passate libere da questa passione sono dedicate alla creazione artistica i cui frutti possono essere colti nella mostra Pulcinelliade, dedicata a una maschera immortale, gioiosa e giocherellona, la più nota del nostro teatro, specchio del carattere di un popolo generoso e densa di effluvi tragici, malinconici, rapsodici, estenuanti. Quello di Rizzo è un canto eterno, un canto incorrotto, pregno di dolcezza, espressione di un amore che fu trasmesso a Vincenzo da Salvatore De Muto, l’ultimo grande interprete teatrale di Pullcinella, a cui il Nostro soleva rendere periodicamente visita, prima della morte, mentre era seduto su un seggiolone igienico presso l’Albergo dei Poveri. Ricevuto il testimone Vincenzo Rizzo è partito baldanzosamente come un aedo greco, custode del culto della Bellezza e della Passione, del Pianto rigeneratore, della Fatica e dell’effimero del Vivere.


O lione

Luis Vinicio

I Napoletani hanno sempre idolatrato l’attaccante che faceva sognare lo scudetto. Oggi è Cavani, il “Matador”, ricercato a suon di decine di miliardi dai club più prestigiosi del mondo, ieri era Maradona, uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, l’altro ieri, e lo ricordano solo i tifosi dai capelli bianchi (tra cui il sottoscritto, il quale bianca ha solo la barba) era Luis Vinicius de Menezes, detto “O lione” per la furia devastante con cui andava a rete.
Nato a Belo Horizonte in Brasile nel 1932, dopo gli esordi in alcune squadre giovanili della sua città natale, iniziò la carriera professionistica nella squadra brasiliana del Botafogo con il nome d'arte Vinícius. Esordì ufficialmente nel Campionato Carioca l'11 novembre 1951, in Botafogo-Olaria 4-1, siglando una rete. Per alcuni anni costituì, con il fuoriclasse Garrincha e l'italo-brasiliano Dino Da Costa ("Dino"), un formidabile trio d'attacco per la squadra carioca. La sua stagione migliore fu il 1953, con 13 gol in 22 partite, ma il 7 settembre, in Botafogo-Flamengo 3-0, dopo aver segnato ed essersi procurato un calcio di rigore, fu costretto a uscire dal campo per sospetta frattura. L'anno successivo giocò soltanto 17 partite, ma siglando ancora 7 gol.
Nell'estate del 1955, durante una tournée in Europa del Botafogo, fu visionato dai dirigenti del Napoli che lo acquistarono, per affiancarlo ai più anziani Amadei, Jeppson e Pesaola.
Giunto in Italia a 23 anni, fu subito adottato dalla tifoseria napoletano e "ribattezzato" Luís Vinício. Si mise infatti in luce come grande realizzatore: al suo esordio, il 18 settembre 1955 (Napoli-Torino 2-2), andò in gol dopo appena quaranta secondi di gioc. Arrivò secondo nella classifica cannonieri del 1956-1957, con 18 reti e quarto in quella del 1957-1958, con 21. Il 6 dicembre 1959, inaugurò lo Stadio San Paolo, con un gol in semi-sforbiciata, che permise al Napoli di battere la Juventus 2-1.
Nel 1960, dopo cinque stagioni a Napoli e 69 reti, passò al Bologna. Dopo una prima stagione fra i felsinei, l'anno successivo giocò poche gare, venendogli preferito il giovane Harald Nielsen (che sarà poi per due volte consecutive capocannoniere della Serie A).
Nell'estate del 1962 torna perciò sconsolato in Brasile, tuttavia è presto richiamato in Italia dai dirigenti del Lanerossi Vicenza che gli offrono un nuovo contratto. Dopo un discreto primo anno, torna a segnare con regolarità e realizza 17 reti nel 1963-1964, regalando ai veneti il sesto posto in assoluto e arrivando terzo fra i marcatori. Nel 1964-1965 ottiene il decimo posto in campionato, mentre nel 1965-1966 segna 25 gol (il primo a raggiungere questa quota dopo di lui sarà Marco van Basten nel 1991-1992) che gli valgono il titolo di capocannoniere e al Lanerossi il quinto posto davanti al Milan.
Nell'estate del 1966 lascia Vicenza perché chiamato da Helenio Herrera alla corte della Grande Inter. In nerazzurro disputa 8 partite in campionato realizzando un gol. Dopo una stagione, e già trentacinquenne, torna a Vicenza, dove chiude la sua carriera agonistica, oltrepassando la quota di 150 reti in Serie A e contribuendo con le sue marcature all'ennesima salvezza consecutiva dei biancorossi. Cospicuo il suo bilancio all'ombra dei Berici: 141 gare e 68 reti che gli valgono il titolo di bomber biancorosso di tutti i tempi in Serie A.
Alla carriera da calciatore è seguita quella da allenatore applicando per primo in Italia il gioco all'olandese con il Napoli alla metà degli anni settanta, con cui sfiorò la vittoria del campionato nella stagione 1974-1975. Si mise quindi in mostra con il Brindisi, all'epoca in Serie B, dove al momento del congedo per passare al Napoli ottenne riconoscimenti per gli anni positivi alla guida della squadra; a distanza di anni viene ricordato come uno degli "eroi" delle stagioni della squadra pugliese in Serie B, venendo invitato alle presentazioni della squadra.
Nel 1976-1977 viene chiamato ad allenare la Lazio dove deve guidare il periodo del dopo Maestrelli. Il primo anno Vinicio conclude il campionato al quinto posto, piazzamento che gli vale la conferma per la stagione successiva. Nella stagione successiva la squadra rimane sempre sull'orlo della retrocessione e il 28 marzo 1978, dopo la sconfitta a Foggia per 3-1, il tecnico viene esonerato e sostituito da Roberto Lovati.
Nelle stagioni successive allena squadre come l'Avellino (da cui si dimette facendosi sostituire da Claudio Tobia), il Pisa e l'Udinese. Chiude la sua carriera di allenatore nel 1991-1992 alla guida della Juve Stabia, che si salva dopo un campionato particolarmente tribolato.
Il 21 aprile 2012 allo stadio Menti di Vicenza, durante la partita tra la squadra locale e la Sampdoria, conclusasi 1-1, nell’intervallo gli viene consegnata, tra gli applausi scroscianti del pubblico, una targa commemorativa per la sua straordinaria carriera.
Esaminiamo ora il suo percorso partenopeo, quando regnava Lauro e sul campo del Vomero l’idolo era Jeppson “Mister 105 milioni”. I goal dell'asso svedese sono spesso spettacolari, ma il Napoli non riesce mai a combattere per le prime posizioni, riserva di caccia dei club del ricco nord. Lentamente declina anche la stella di Amadei e si avverte la necessità di un nuovo fenomeno da affiancare a Jeppson .E questo nuovo astro arriverà dal Brasile, dalla gloriosa squadra del Botofago; si chiamerà Louis de Menezes Vinicius, ma per i tifosi sarà semplicemente Vinicio, anzi per meglio dire "O lione" per la irruenta foga con cui si divincolava dagli avversari in area di rigore.


Nativo di Belo Horizonte, divenne rapidamente una leggenda ed ancora oggi, a distanza di decenni ha un posto stabile nel cuore dei napoletani.
Il suo matrimonio fu da favola, ripreso da tutti i rotocalchi. Compare di nozze naturalmente Achille Lauro, splendida la cornice: la superba chiesa di San Francesco di Paola.Una folla simile a Napoli non si vedeva dalle nozze di Umberto di Savoia con Maria Josè.
I compagni si affrettavano a passargli la palla e la folla entusiasta lo accompagnava con il suo urlo fin sotto la rete avversaria. Molte partite sono rimaste memorabili per i suoi goal e le sue azioni irresistibili, che facevano esaltare i tifosi, i quali durante la settimana amavano rievocare le gesta del loro beniamino.
Purtroppo la coesistenza con Jeppson, che avrebbe potuto regalare al Napoli il primo scudetto,si rivelò impossibile. Erano due giocatori straordinari, ma di temperamento e di scuola agli antipodi:freddo e calcolatore lo svedese, esuberante e pieno di vitalità il brasiliano. Ai differenti caratteri si associava poi la diversità linguistica, che produceva spesso equivoci.
Erano gli anni delle frequenti invasioni di campo da parte di tifosi esasperati dalle decisioni arbitrali,che provocavano alla squadra pesanti squalifiche,rese ancora più severe perché Lauro,per invidia ed ostilità politica, non godeva di simpatia presso gli organi federali. Dopo un'ennesima pesante squalifica lo stadio del Vomero fu dotato di un'ampia recinzione, che lo faceva tristemente somigliare ad una gabbia di leoni o ad un moderno Colosseo,animato dalle gesta di moderni gladiatori in lotta per la conquista della palla.
Oggi vive a Napoli, in Via Manzoni a poche centinaia di metri da quello che per 40 anni fu il mio studio ginecologico. Ebbi nodo di conoscerlo ed intervistarlo quando scrivevo ogni giorno l’articolo di fondo sul quotidiano: “Il Denaro”. Il succo della lunga chiacchierata fu che egli aveva deciso di vivere a Napoli, perché gli ricordava il sole dei Belo Horizonte e qui aveva passato il miglior periodo della sua vita, a contatto con un pubblico appassionato e riconoscente.



domenica 14 luglio 2013

Il monarca del Savoia

Giuseppe Dalla Vecchia


Giuseppe Dalla Vecchia è il presidente del “Reale Yacht club canottieri Savoia” un antico e prestigioso circolo nautico di Napoli, fondato nel 1893 con il nome Circolo canottieri Sebezia. Il circolo sorge sulla banchina di Santa Lucia a ridosso dell’omonimo borgo, nel quartiere San Ferdinando.
Tra le abitudini dei Napoletani vi è stata sempre quella di associarsi per discutere, divertirsi, ma soprattutto per combattere il terrore della solitudine, stando tutti assieme.
Tali organizzazioni esistevano anche nell'antica Grecia e presso i Romani e prosperarono un po' dovunque durante il Medioevo e il Rinascimento, ma fiorirono maggiormente a Londra e in Francia durante e dopo la rivoluzione, avendo carattere prevalentemente politico.
A Napoli la nascita del primo circolo risale al 7 maggio del 1778, quando il marchese della Sambuca fondò l'Unione dei cavalieri della nobile accademia di musica, al quale fece seguito, cinque anni dopo una nuova associazione promossa da un tal Giovan Pietro Raby, che con alcuni amici prese in affitto una sede per  «discorrervi di negozi esteri e divertirsi in giochi permessi ed accademie di ballo e di musica».
Nel 1864 un gruppo di nobili, tutti di fede borbonica, fonda il Whist, con sede in piazza San Ferdinando, mentre a far nascere l'esclusivo (ancora oggi) Circolo dell'Unione fu il patriota Carlo Poerio, all'indomani dell'Unità d'Italia, il quale riuscì a ottenere da Vittorio Emanuele la concessione dei locali scorporati dal San Carlo, nonostante il pericolo costantemente paventato di un potenziale incendio nelle cucine, che avrebbe devastanti effetti sul Massimo.
Negli anni successivi i circoli sorgeranno a Napoli come funghi: nel 1888 nasce il Circolo Artistico; nel 1889 al Borgo marinari il Circolo Italia; nel 1893 il Savoia, ancora oggi uno dei più esclusivi, che all'inizio si chiamò Sebetia; quindi, nel 1905 il Tennis; nel 1914 il Napoli e poi il Rari Nantes e ultimo il Giovinezza, il quale nel dopoguerra, rammentando un’imbarazzante canzoncina fascista: “Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza”, fu ribattezzato Posillipo. E fu un cambiamento quanto mai opportuno, perché al di la delle opinabili opportunità politiche, la frequentazione era, come in gran parte delle altre associazioni, da parte di signore d’annata  e signori ultramaturi, impegnati in defatiganti tornei di burraco, fumando e spettegolando, personaggi che della giovinezza hanno un pallido ricordo.
Il cemento che tiene assieme tante persone, mancanza di un mazzo di carte, è naturalmente il cibo , l'elemento unificatore per eccellenza nella nostra società bulimica e crapulona.
Da poco sono state accettate come socie anche le donne, che prima potevano frequentare le riunioni solo se accompagnate. A tal proposito vogliamo sottolineare che alcuni sodalizi napoletani fra i più celebri (non facciamo i nomi per non far vergognare i presidenti) non solo non accettano come soci le appartenenti al gentil sesso, ma addirittura vietano in sala l'ingresso alle signore se non accompagnate da un maschietto.
Per l'ammissione al Rotary, poi, come in alcuni selezionati circoli napoletani, bisogna superare l'equivalente della prova delle palle; non si tratta di accertare i quarti di nobiltà come all'Unione, al quale possono accedere solo i nobili, ma di riuscire a ottenere numero di palline bianche in grado di rintuzzare quelle nere, che valgono il triplo.
Devo al conte Donn'Orso la formula di queste segrete selezioni per l'accesso nelle associazioni napoletane. Una volta all'anno i soci valutano le new entry, che hanno fatto domanda di iscriversi al circolo e possono esprimere il loro gradimento infilando nell'urna una pallina bianca o il diniego con una nera. I risultati sono spesso sconvolgenti come capitato più di una volta per l'accesso al Savoia, dove nomi di caratura nazionale sono risultati non graditi, con scorno per i rifiutati e imbarazzo per i dirigenti costretti a rispettare il responso delle urne.
Il Circolo Canottieri Sebezia è, stato fondato il 15 luglio 1893 da undici soci precedentemente appartenenti al Circolo del Remo e della Vela Italia. Due anni dopo il nome sarebbe diventato Yacht Club Canottieri Savoia. Gli undici fondatori si staccano di comune accordo dal Circolo Italia per costituire una alternativa agonistica alloro vecchio circolo. Nell'accordo; di scissione il nuovo circolo riceveva in dote un vecchio quattro jole a sedile fisso chiamato Nautilus, Il 15 agosto 1894, nel corso di una violenta burrasca, il Nautilus si capovolse causando la morte di tre dei quattro occupanti che partecipavano ad un raid remiero Napoli-Capri-Napoli. La Canottieri Sebezia, duramente colpita da lutto rischiò lo scioglimento. I soci si rivolsero alla Casa Regnante in cerca di aiuto. Umberto I ed il figlio ed erede Vittorio Emanuele, Principe di Napoli, intervennero in favore del Circolo, dandogli un nuovo slancio.
Con profonda gratitudine verso i Reali, i soci della Canottieri Sebezia cambiarono il nome del Circolo inserendo il nome Savoia e, per ricordare gli amici scomparsi, sostituirono il colore sociale celeste con il colore nero. In seguito Vittorio Emanuele III, divenuto re, concederà al Savoia la patente di Circolo Reale e ne assumerà la Presidenza onoraria che manterrà per ben quarantasei anni. Nel 1900 ancora una volta in onore alla casa Savoia, i colori sociali cambieranno nuovamente e il nero verrà sostituito dal definitivo blu savoia. La vita sportiva e sociale del club dal 1895 in avanti avrà uno sviluppo frenetico. 
Il Reale Yacht Club Canottieri Savoia organizza diversi eventi sportivi di livello nazionale ed internazionale e partecipa a vari campionati di canottaggio e di vela. Al Savoia questi sport sono praticati, con ottimi risultati, anche a livello giovanile.
Il Circolo ogni anno si dedica alla formazione di nuovi atleti organizzando corsi per allievi di canottaggio e vela per le classi: 420, Laser ed Optimist. Di qui sono passati svariati campioni. Inoltre il Circolo Savoia organizza numerose regate nel golfo di Napoli per diverse classi veliche.
L'albo d'oro del Reale Yacht Club Canottieri Savoia comprende molteplici titoli italiani ed internazionali di canottaggio e di vela. Nel 2001 l'armatore napoletano Vincenzo Onorato ha lanciato la sfida per l'America's Cup 2003 in nome e per conto del Reale Yatch Club Canottieri Savoia al Royal New Zealand Yacht Squadron di Auckland con l'imbarcazione Mascalzone Latino.
La sfida di Mascalzone Latino per conto del Reale Yatch Club Canottieri Savoia è proseguita nell'America's Cup 2007 sotto la presidenza di Giuseppe Dalla Vecchia detto Pippo.
Eletto e rieletto all' unanimità presidente del Circolo Savoia, da diciotto anni Giuseppe Dalla Vecchia impera sul club del Borgo Marinari, secondo solo al Circolo Italia (120 anni l'uno, 1161 altro). Il ventennio mussoliniano sta per impallidire di fronte alla dittatura di Dalla Vecchia: solo Fidel Castro, papa Wojtyla l'ingegnere Ferlaino hanno regnato più a lungo. Dalla Vecchia è l'ultimo dei Borbone per il corpo possente e il volto massiccio aggraziato dalle carezze del maestrale di quando era velista. E ha una camminata dondolante che gli è rimasta addosso dalle lunghe ore di mare. Ha il sorriso dell' ospitalità genuina e signorile e la grinta di un capo ciurma quando dà gli ordini della Casa, il Royal Yacht Club Canottieri Savoia. Lui, ora, viene avanti con un prezioso con un prezioso dipinto di Attilio Pratella che "inquadra" la banchina del Borgo Marinari alla fine dell' Ottocento, scovato nel corso di un' asta a Genova. Una banchina di pescivendoli e "ostricari fisici", rifugio delle barche dei marinai di Santa Lucia. La banchina era ancora luogo di pescivendoli e marinai quando Dalla Vecchia, eletto presidente del Savoia perla prima volta nel 1991, ne cominciò la conquista per annetterla al Circolo creando la stupenda terrazza del club. Con la tenacia, la pazienza e le furbizie di uno che inseguiva un sogno di grandezza sfrattò cozzicari, barche, reti da pesca e famiglie di luciani che vi sostavano con le inseparabili frittate di maccheroni. Il suo progetto, condiviso dagli architetti Mario. Rispoli e Fabrizio Mautone, appassionato ricercatore storico, era ben preciso. Ricostruire il Savoia per fame la sede degna di attività sportive, sociali e culturali in una atmosfera di eleganza e di luce, i pavimenti in marmo nella combinazione del bianco di Carrara e del bardiglio imperiale di colore grigio-azzurro, e le grandi porte-finestra, ma,anche una sede intima, molto napoletana, tra le antiche vedute di Napoli, il mobilio "caldo" in noce e palissandro, la serie delle terrecotte, la sirena Partenope, una imponente libreria e, sulla sfondo delle sale che si rincorrono in una suggestione infinita, la galea delle Repubblica amalfitana, il grande dipinto sull' ultima parete delle meraviglie
Dalla Vecchia non solo ha ricostruito il Circolo, portandolo agli splendori d' oggi, ma continua ad arricchirlo con la sua attività di rabdomante eternamente in cerca di mobili, dipinti, arredi e oggetti che fanno del Savoia un museo di cose di mare e di storia napoletana. La ricostruzione e il rilancio del Savoia furono portati a termine in previsione del centenario del Circolo, nel 1993, anno indimenticabile di eventi sportivi e feste, ma prosegue per l'instancabile irrequietezza di Pippo Dalla Vecchia che aggiunge sempre una nuova rarità al grande patrimonio del club. Pubblicazioni preziose e opere d’arte in testa, ma anche polene di brigantini, modellini di navi e la campana di bordo della cannoniera "Teazer" della flotta di Nelson. Così ha trasformato il Circolo in una dimora. come ama dire una casa di amici. e non un club di perditempo buono per giocarci a carte e prendere il sole. Oggi il Savoia conta 800 soci. Ed è un salotto dove ospiti illustri hanno trascorso giornate radiose, dalle mogli dei capi di Stato in occasione del G7 del 1994 a Napoli, agli alti ufficiali delle marinerie d'Italia, Spagna, Grecia, Gran Bretagna e .Stati Uniti ricevuti di recente, e, ancora, il cardinale Bagnasco accompagnato dal cardinale Sepe, Ciampi, Scalfaro e Cossiga quando erano presidenti della Repubblica, Riccardo Muti e Claudio Abbado, Lucio Dalla che s' è fatto socio del Circolo, ambasciatori e primi ministri. Col guidone del Savoia, “Mascalzone Latino” di Vincenzo Onorato, grandi amico di Dalla Vecchia, ha partecipato all' America' s Cup con lo slogan “il mare per salvare i giovani da un futuro difficile” s' è aperta la scuola di vela sotto le insegne della barca di Onorato. Al canottaggio Dalla Vecchia guarda con occhi e cuore particolari seguendone i corsi e sorvegliando le barche nell' hangar vicino al Circolo, canottiere egli stesso ai suoi tempi. «Non solo uno sport, ma una scuola di vita», dice. 
Proprio per offrire degli antagonisti a equipaggi del Circolo Italia, che vogavano solitari, nacque il Circolo Savoia e la rivalità si è accesa negli anni.
Tra Pippo Dalla Vecchia, presidente del Comitato Grande Vela e “Auld Mug”, la vecchia brocca simbolo della Coppa America, è scoppiato l'idillio. Non si amavano, lui abituato alle boline ed ai lunghi bordi, lei che si era convertita ai circuiti degli AC45, velocissimi catamarani che hanno rinnegato il passato. 
La pace sancita da un abbraccio sulla terrazza ospiti del club esclusivo AC45 montato alle spalle del palco eventi. C'erano tutti per brindare all'inizio delle prove ufficiali. Gli americani Ian Murray, direttore di regata, i il vice Commodoro dello Yachting Club Golden Gate di San Francisco Tom Ehman. E ancora il comitato grande vela composto dai circoli napoletani al completo che ha incassato i complimenti per la regata costiera di domenica Roberto Mottola di Amato (Italia), Eduardo Sabatino (Canottieri Napoli), Alfredo Vaglieco (lega Navale), Giuseppe Gambardella (Posillipo), Gennaro Aversano (Club Nautico della Vela), Gianluigi Ascione (Torre del Greco), Clemente Costiglione (Marina Militare), Antonio Basile (Capitaneria di Porto), Diego Bouche (Ufficio scolastico regionale), e ovviamente Mario Hubler presidente di Acn.
«Sono stato colpito dalla perfetta organizzazione e da come abbiano riprodotto in pochi giorni lo spirito di uno Yacht club - racconta Dalla Vecchia - inutile negarlo, guardavo questo circo con sospetto. Ora ho capito che la vela napoletana deve pensare in grande se vuole tornare a volare». E il primo passo del Comitato al quale sarà affidata la caccia ai grandi eventi da portare a Napoli per poi poterli organizzare è stato quello di non sciogliersi, come avrebbe dovuto fare, ma raddoppiare.
«Gli americani sono rimasti entusiasti dalla regata costiera. Mi hanno detto che non credevano che Napoli avesse una linea di costa così bella. E pensare che questi sono velisti abituati a regate brevi di trenta minuti ed in quel caso si sono cimentati per più di due ore».
Un successo che porta la firma di Hubler, Dalla Vecchia e Bruno Frangipane che ha disegnato il percorso. «Ora sta a noi pensare in grande. Il golfo di Napoli è l'Allianz Arena del vento. Lo stadio più bello del mondo», del resto lo stesso Ehman, presentando la coppa alla Bit di Milano aveva detto: «Nei 33 anni in cui sono coinvolto nella Coppa America la migliore regata che ho visto è quella di Napoli dell'anno scorso. Dovete ; sapere che la baia di Napoli è l'anfiteatro naturale più bello che esista». Ora l'immediato futuro saranno le regate dei dinghy ed il mondiale X-41 con centinaia di internazionali. Al centro ad ascoltare questi discorsi, lei: la coppa “Auld Mug”, una “signora” di 1 metro e 10 centimetri di altezza per 15 chili di peso che viaggia in prima classe protetta da una custodia eseguita a mano negli atelier Louis Vuitton, che dorme al Consolato americano. Se ne occupa Elizabeth Murphy. Lady coppa che è “sposata” alla sua brocca dal 17 febbraio del 2010 quando gli americani vinsero il trofeo.
Ho più volte incontrato il personaggio Pippo Dalla Vecchia in occasione di eventi che si svolgevano nel suo circolo, dove mi recavo accompagnato da un vecchio socio: l’avvocato Mario Speranza. E ricordo con simpatia una presentazione di un libro di Andreotti, dove il Presidente fece una gaffe colossale, con un inopportuno riferimento all’ippica che fece trasecolare il notoriamente impassibile statista. Particolare curioso ero in maggiore confidenza con un fratello di Dalla Vecchia, in quale a differenza del germano, abituato a ricevere i potenti della terra, esercitava in piazza Sannazzaro l’umile attività di gommista, anche se di auto di lusso ed io ero suo affezionato cliente per i pneumatici della mia jaguar.

2013 Napoli : America's Cup World Series


L’ESPERTO DI NAPOLEONE

Luigi Mascilli Migliorini

Sentir parlare di Napoleone e delle sue imprese con un linguaggio preciso quanto affascinante è un privilegio raro ed eccezionale se al relatore si possono, per oltre un’ora, rivolgere le più svariate domande, ottenendone esaurienti risposte.
Sto raccontando semplicemente ciò che avvenne nel 2007 nel salotto letterario di mia moglie Elvira, quando il professor Luigi Mascilli Migliorini intervenne, gradito ospite, per illustrare ad un folto ed attento pubblico vita, morte e miracoli dell’illustre personaggio di cui è uno dei massimi esperti a livello internazionale.
Il professore, nato a Napoli nel 1952, insegna “Storia delle Istituzioni Politiche” alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Federico II di Napoli ed è docente di “Storia del Mediterraneo” e di “Storia della Francia moderna e contemporanea” all’Istituto Orientale.
Oltre a scrivere frequentemente interessanti articoli sulle pagine de “Il Mattino”, è direttore della “Rivista italiana di studi napoleonici”, condirettore della “Rivista storica italiana” e collaboratore culturale de “Il Sole 24 ore” e “La Nazione”. E’ tra i fondatori, oltre che membro, del comitato scientifico dell’”Osservatorio Euromediterraneo e del Mar Nero” del Comune di Napoli, membro della “Fondazione scientifica Francesco Saverio Nitti”, presidente del “Centro culturale e ricerche Euromediterraneo” (CIREM). Ha collaborato alla “Storia d’Italia” diretta da Giuseppe Galasso.
Ha pubblicato numerose opere: “La cultura delle armi. Saggi sull’età napoleonica” (1992), “Napoleone” (2001, vincitore nel 2002 del Grand Prix de la Fondation Napoléon), “Il mito dell’eroe: Italia e Francia nell’età della restaurazione” (2003), “Napoleone. Conversazioni religiose sulla fede e sull’esistenza di Dio” (2004), “L’Italia dell’Italia. La tradizione toscana da Montesquieu a Berenson” (Le Lettere 2006), “Leggenda e realtà di Napoleone” (UTET 2007), “Storia del Mediterraneo moderno e contemporaneo” (Guida 2009), ”L’Italia napoleonica. Voci per un dizionario critico” (UTET 2010), “Dizionario critico dell’Italia napoleonica” (2011).
Essendo anche titolare di una delle poche cattedre italiane di Storia del Mediterraneo ed avendo io organizzato in passato un importante convegno all’Istituto degli Studi Filosofici, “Napoli capitale del Mediterraneo”, la discussione si spostò sul difficile rapporto nei secoli tra la nostra città ed il mare e su come si sia sprecata una grande occasione, non riuscendo ad assicurare alla città, nonostante la strategica posizione geografica, un ruolo politicamente dominante sull’antico mare nostrum.
Napoli, infatti, nonostante la posizione centrale nel Mediterraneo, per la mancata collaborazione tra istituzioni centrali e locali, resta emarginata nei rapporti e nei traffici con gli altri Paesi che si affacciano su quel mare.
Inoltre, a distanza di un secolo, paga ancora la strategia industriale di Francesco Saverio Nitti che, insediando nel bellissimo litorale flegreo uno dei più grandi distretti dell’acciaio, lo ha privato, fino ad oggi, della possibilità di svolgere la funzione di attrattore turistico e culturale che meriterebbe per i tanti tesori d’arte e paesaggistici che contiene.
La politica degli annunci ritorna ciclicamente sui numerosi progetti di recupero e disinquinamento ambientale ma, nonostante i buoni propositi e le belle parole, a distanza di molti anni dalla dismissione e dallo smantellamento dei vari insediamenti industriali succedutisi in quell’area ed i capitali immessi allo scopo, il sito versa ancora in condizioni pietose.
C’è stato, però, un periodo nel quale Napoli è stata considerata al centro del Mediterraneo ed è stato quando, porto di imbarco delle truppe, ha subìto numerosi e devastanti bombardamenti da quelli che, in seguito, sarebbero diventati “gli Alleati”. Inutile ricordare che, negli anni precedenti alla guerra, le scelte strategiche del fascismo avevano privilegiato Genova e La Spezia, trascurando Napoli.
L’amara conclusione di Luigi Mascilli Migliorini è che Napoli non ha saputo, e non sa ancora cogliere, nessuna delle occasioni mediterranee che l’attualità e la centrale posizione nel Mediterraneo può offrirle e questo è un vero peccato.