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mercoledì 1 marzo 2017

Corporea il museo interattivo dedicato al corpo umano

Corporea il museo interattivo dedicato al corpo umano
 
Aprirà il 5 marzo 2017 a Città della Scienza di Napoli Corporea, il un museo unico in Europa per viaggiare dentro il corpo umano. Dove la tecnologia avanzata e gli exhibits interattivi sul funzionamento del corpo, faranno divertire e apprendere piccoli e grandi visitatori. Cinquemila metri quadrati, tre piani, 14 isole tematiche (dal l'apparato cardio circolatorio a quello digerente fino al riproduttivo e ai cinque sensi). Giochi, apparecchi modernissimi e laboratori consentiranno di sperimentare i meccanismi che regolano la vita. Corporea sarà basato sulla sperimentazione diretta dei fenomeni del nostro corpo da parte dei visitatori e sarà completamente interattivo e dedicato alla salute umana e alle scienze e tecnologie biomedicali e della prevenzione. Un Museo tecnologicamente avanzato che ci consentirà di muoverci come in un tour virtuale attraverso il nostro corpo: tra arterie, cuore e varie installazioni potremo scoprire i meccanismi che regolano il rapporto tra pulsazioni cardiache e pressione arteriosa. Tra computer, postazioni multimediali, monitor e modelli anatomici nei laboratori di Corporea ci saranno anche giochi interattivi, e video che spiegano cosa accade dentro di noi durante i vari momenti della nostra vita.



martedì 28 febbraio 2017

Otto marzo


"Da quest'anno i musei statali saranno gratuiti per le donne ogni 8 marzo" così il ministro Franceschini annunciando l'iniziativa del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo che, per la Giornata internazionale della donna, aprirà  gratuitamente alle donne i musei, le aree archeologiche e i monumenti statali.
Per questo, il Ministro Franceschini ha invitato i direttori dei musei ad organizzare visite, eventi e manifestazioni a tema nei luoghi della cultura statali per sottolineare il rilievo di questa giornata dedicata ai diritti delle donne.

martedì 7 luglio 2015

Fermare l’immigrazione clandestina?


Come, quando, dove, perché







Ogni anno centinaia di migliaia di disperati, uomini, donne, bambini, solcano le acque del Mediterraneo  alla ricerca di un briciolo del nostro benessere; presto saranno milioni ed a breve si conteranno a decine di milioni.
Un fiume umano che non si fermerà davanti a nessun ostacolo e che travolgerà la nostra civiltà.
Uno scenario da incubo che possiamo soltanto ritardare,
Come? Per qualche anno potremmo ancora arginare l’ondata migratoria pagando profumatamente i Paesi del nord Africa, Libia in primis, dotandoli di mezzi marittimi navali adeguati ed incaricandoli di ostacolare nel deserto le migrazioni verso il mare e di distruggere tutte le imbarcazioni clandestine.
Quando, dove? Sarà poi necessario allestire campi profughi, simili a lager, dove chi riesce lo stesso ad arrivare viene trattenuto fino a quando non accetta di tornare da dove è partito o quanto meno di essere ospitato in campi di accoglienza più confortevoli, che dovranno sorgere nei paesi rivieraschi, sempre a spese di noi europei.
Bisognerà dedicare a questa complessa operazione non meno dello 1% del pil europeo.
Viceversa se si volesse cercare di ostacolare il corso della storia, frenando alla base i fenomeni migratori, bisognerebbe, impegnando il 3 – 4 % del pil, scrivere in maniera diversa l’ultimo doloroso capitolo del colonialismo. L’Europa, dopo aver sfruttato le ricchezze dell’Africa, dovrebbe farsi promotrice di colossali opere di riqualificazione del territorio, portando l’acqua nel deserto e favorendo lo sviluppo dell’agricoltura e della piccola e media industria.
Non vi sono altre vie da percorrere ed a nulla valgono i velleitari appelli buonisti di papa Francesco, né i beceri proclami razzisti della Lega.
Achille della Ragione

giovedì 16 ottobre 2014

Elckjaer in USA



ART tour international Art Festival

Elckjaer Franco Bono in:
LET'S GO DANCE

3-7 Dicembre 2014
Koubek Dade College
2705 SW 3rd St. Miami
Florida U.S.A.


www.arttourinternationalartfestival.com

giovedì 24 aprile 2014

domenica 25 agosto 2013

aiuto, il caldo ci soffoca!



Quest’estate la temperatura, senza che nessuno l’avesse minimamente previsto, è salita di circa 6 gradi rispetto alle medie stagionali.
Un eventuale aumento di altri 6 gradi significherebbe la scomparsa di ogni specie vivente ma, nonostante lo scenario inquietante, nessuno pensa  a rallentare lo stravolgimento ambientale, causa dei rialzi termici.
Ci pare di ascoltare, già sbigottiti, il suono straziante delle trombe di Gerico che annunciano la fine della vita sulla terra.
Cosa fare? Diminuire drasticamente tutti i consumi inutili, risparmiando materie prime ed acqua, attuando una rivoluzione energetica che sfrutti fonti rinnovabili come l’idrogeno, ubiquitario ed adoperabile da oggi. Altri provvedimenti dovranno essere il frutto di una nuova corrente di pensiero volta alla strenua ed intelligente difesa dell’ambiente.
La fantasia al potere sarà uno slogan che ritornerà prepotentemente d’attualità.


DUE ANNI DI BUDDISMO A REBIBBIA


Da circa due anni sono, per quanto innocente, “gradito ospite” (definizione  dell’Ispettore Capo Giannelli quando presentai il mio ultimo libro sulla napoletanità al Palazzo Odescalchi di Roma), nel carcere di Rebibbia. 
Dal primo momento ho seguito un interessante corso di buddismo diretto, con alcuni validi collaboratori, da Antonello, figlio del compianto Mario Riva, leggendario presentatore del Musichiere, una delle trasmissioni cult della Rai. E qui scatta l’ipotesi del Karma perché a 10 anni avevo partecipato, vincendo, ad una puntata del Musichiere riservata ai bambini (a 25 anni parteciperò al Rischiattutto di Mike Bongiorno).
Mi avvicinai al corso di buddismo non solo per curiosità ma soprattutto perché all’inizio, nell’equipe degli istruttori, vi era una psicanalista che venne a trovarmi più volte al reparto 68, con la quale contavo di illustrare questa pratica,  che cerca la pace interiore e la serenità dell’animo, come possibile rimedio per tollerare meglio le asperità e le tribolazioni della vita da recluso.
Con tale finalità sono anche in contatto con uno studioso americano che da anni compie esperimenti su tipo “arancia meccanica” inducendo, attraverso la visione forzata di episodi violenti, a disintossicarsi dalla debordante carica di aggressività insita in molti abitanti del pianeta carcere. 
Presi in esame, senza alcuna preclusione ideologica, la meditazione trascendentale e la ricerca della fede, lo yoga e l’ipnosi al fine di creare un utile vademecum, da pubblicare e distribuire nei penitenziari, che costituisse una bussola alternativa al metodo adoperato attualmente come unico mezzo per tenere calmi i bollenti spiriti di molti, che sconfina costantemente nella somministrazione massiccia di psicofarmaci che, in breve, trasformano tante, troppe persone da uomini, cui è stata tolta, oltre alla libertà anche la dignità, in pallidi ectoplasmi, automi disarticolati, marionette impazzite.
Questo libro è ancora incompleto e la pratica del buddismo ne costituirà un capitolo fondamentale.
Mi ero già avvicinato allo studio del buddismo una decina di anni fa.
L’evento scatenante fu un pellegrinaggio a Medjugorje compiuto da una cugina di mia moglie, cattolica tiepida e preside, la quale accompagnò una sua allieva gravemente malata e 2-3 volte, nel corso delle preghiere, ripetute ossessivamente, cadde, senza saperselo spiegare, in estasi.
L’episodio mi incuriosì e, da laico inveterato, andai alla ricerca di una spiegazione razionale dell’accaduto.
Con l’aiuto di un docente universitario di fisica, esperto in acustica, esaminammo accuratamente la lunghezza d’onda delle litanie lauretane e scoprimmo che era identica a quella del ritmo incalzante del “nam myoho renge kyo”, parola d’ordine della Soka Gakkai, la corrente buddista più seguita in Italia, la stessa insegnata a Rebibbia.
Proprio in questi ultimi anni, recenti studi di neurobiologia, utilizzando la PET, hanno dimostrato che questi suoni, riprodotti in laboratorio, fatti ascoltare a volontari, stimolano “loci cerebrali” specifici, deputati al raggiungimento dell’estasi e dell’orgasmo.
Torniamo al corso di Rebibbia, facendo una premessa: il buddismo nell’ultimo secolo ha assunto il ruolo di  religione cosmopolita sia per i fenomeni migratori legati alla globalizzazione, che hanno visto trasferirsi comunità di asiatici in Europa, America del Nord ed Australia, sia perché lassismo dei costumi, crollo delle tradizioni e decadenza spirituale hanno indotto molti a convertirsi alla nuova credenza.
In Italia, in particolare, la scuola buddista più seguita, la già citata Soka Gakkai, sta aumentando il numero di proseliti al ritmo del 10% annuo ed ormai, con 70.000 fedeli ufficiali (quelli che hanno ricevuto il “Gohonzon”, sorta di battesimo) ed i praticanti occasionali sono ormai il doppio degli ebrei e, dopo cattolici e musulmani, costituiscono la terza comunità religiosa del Paese.
In Italia questa scuola è arrivata da una cinquantina d’anni e, pur basandosi sugl’insegnamenti del Budda storico, vissuto nel V secolo a.C., s’impernia su una lettura riformata ed anticonvenzionale di Nichiren Daishonin, una sorta di San Francesco nipponico, contemporaneo del Patrono d’Italia.
Il buddismo, a differenza dell’induismo, non crede all’esistenza di un’anima immortale e descrive l’uomo come una combinazione di forze ed energie fisiche e mentali, ritenendo che ognuno passi da una vita all’altra attraverso innumerevoli rinascite (Samsara) che dipendono dalle azioni passate (Karma).
La cantilena dei praticanti, cui abbiamo accennato: “nam myoho rengekyo”, si può letteralmente tradurre: “dedico la mia vita al Dharma, alla legge mistica del Sutra del loto”.
In parole povere, il seguace della Soka si rammenta e crede fermamente, che ogni nostro pensiero ha un impatto, negativo o positivo, non solo sulla felicità personale ma su quella dell’intero universo.
Da qui nascono le nobili battaglie in favore della pace, dell’ambiente e per il rispetto reciproco tra etnie e religioni.
Un programma propositivo degno di essere accettato ed incoraggiato, perché si propone la felicità collettiva ed una forma, a mio parere, di immortalità surrogata.
Non vorrei dilungarmi e concludo con ciò che ha rappresentato per me la frequenza di questo corso di buddismo: il rafforzamento della mia convinzione che il comportamento dei singoli deve perseguire non solo la propria felicità ma anche quella del prossimo.
Milioni di uomini di antiche e sagge civiltà hanno creduto e credono nella comunione del destino di tutti i viventi.
Sono pensieri che ci danno l’idea della nostra miseria e della nostra nobiltà: sperduti nell’infinita immensità dello spazio, destinati a vivere un lampo a confronto dell’eternità, non riusciamo a credere che la nostra coscienza si sia accesa per caso, a contemplare un universo ostile o quanto  meno indifferente al nostro destino. 

giovedì 8 agosto 2013

Lettera Aperta alla giornalista e scrittrice Natalia Aspesi

Natalia Aspesi


Gentile Signora Aspesi,
siamo tre componenti della grande famiglia di Achille della Ragione e vorremmo far conoscere a Lei ed ai suoi lettori questo personaggio unico. Trascurando la sua intelligenza e cultura fuori dal comune, vorremmo sottolineare la sua bontà: sempre sorridente e pronto ad aiutare chiunque, divide il suo pane con gli uccelli ed il suo vitto con i gatti.
Umile con i deboli, autoritario con i forti come quando, nel ricevere il ministro della salute, espose senza remore la disastrosa gestione della sanità penitenziaria.
Ha scritto, tra i tanti, un bellissimo libro: Favole da Rebibbia, nel quale espone ai bambini ed agli adulti la realtà della vita in carcere, devolvendo l’incasso delle vendite ai bambini fino a tre anni costretti a vivere con le mamme dietro le sbarre.
Tutti lo rispettano, dal direttore all’ultima guardia penitenziaria e quando uscì per presentare un suo libro, l’ispettore capo, che lo accompagnò, esordì “per noi è un onore ospitare un tale personaggio”.
Ha salvato la vita a due detenuti, ad uno dei quali, pur sapendo che fosse affetto da aids, in fase terminale, ha praticato la respirazione bocca a bocca, lo stesso bacio della vita che ha elargito ad un cane intirizzito dalla neve.
Quando tornerà all’altra sua famiglia, che lo aspetta fuori da queste tristi mura, saremo tutti contenti ma ci sentiremo più poveri e più soli

Mohamed Torkey
Pasquale Gissi
Tonino Vicedomin

sabato 27 luglio 2013

SUICIDI IN CARCERE



Piero Bottini, detenuto di 53 anni, si è tolto la vita tagliandosi la gola con una lametta all'interno della sua cella nel carcere di Rebibbia. In una nota il Garante dei Detenuti del Lazio ha scritto: “Quello di Piero è il quarto suicidio nelle carceri del Lazio nel 2013. Da gennaio ad oggi i decessi registrati negli istituti della regione sono stati 12: quattro suicidi, tre per malattia e quattro per cause ancora da accertare. In base alle statistiche, nove dei dodici decessi del 2013 si sono registrati a Rebibbia Nuovo Complesso. A quanto appreso dai collaboratori del Garante, Bottini era arrivato a Rebibbia N.C. a fine giugno, proveniente da un carcere toscano. Dopo aver passato gli ultimi nove anni in carcere, doveva ancora scontarne quattro. Dal momento del suo ingresso in carcere l’uomo, che era stato lasciato dalla moglie, era stato preso in carico dall’area educativa e segnalato a psicologa e psichiatra dal momento che manifestava segni di squilibrio e rifiutava la terapia che gli era stata assegnata”.

Il Garante ha poi proseguito: “Anche se occorrerà aspettare i risultati delle indagini avviate credo si possa dire che quello di Piero è un dramma della disperazione e della solitudine. Dalle informazioni raccolte, quest’uomo era stato detenuto/attore a Sollicciano, ma sembra avesse passato un periodo della sua detenzione anche negli ospedali psichiatrici giudiziari di Aversa e Montelupo Fiorentino. La fine della sua vita tormentata deve essere, poi, inquadrata nel contesto di un carcere come quello di Rebibbia Nuovo Complesso, il più grande del Lazio, con un sovraffollamento del 46%, senza un direttore a tempo pieno e dove si sono registrati ben nove decessi in soli sette mesi. Mi domando ancora una volta, anche per questo ennesimo dramma, se il carcere, per una persona così fragile e psicologicamente disagiata, fosse la soluzione migliore”.

L’epidemia di suicidi nelle carceri si virulenta sempre più.
Pare che il governo faccia affidamento su di essa, più che sul suo recente decreto, per sfollare i penitenziari.
Privi di assistenza psicologica, in preda alla disperazione, tra il silenzio dei mass-media, spesso a pochi mesi dal fine pena, sempre più detenuti ritengono che l’unico modo per liberarsi dalle sbarre consista nel fare scempio del proprio corpo, impiccandosi o tagliandosi la gola, come è avvenuto ieri l’altro nel reparto G8 di Rebibbia, un reparto modello, non certo l’inferno di Poggioreale o dell’Ucciardone.
Che Dio li perdoni e castighi severamente i responsabili di questa inarrestabile e penosa epidemia.





www.psicodangelo.it
www.psiconapoli.com

mercoledì 24 luglio 2013

monogamia



In una società dove le coppie scoppiano ed avanza il numero degli omosessuali bisogna porsi la domanda: la monogamia nella specie umana è una virtù o un necessita? E convincersi che la risposta, biologica più etica, è solo e soltanto la seconda.
La dimostrazione è insita nella circostanza che in età fertile, grazie ad un mirabile meccanismo solo in parte conosciuto, sono presenti un egual numero di maschi e di femmine. Un altro fattore è costituito dal lungo periodo delle cure che i genitori devono dedicare ai cuccioli di uomo, da cui scaturiscono sentimenti come la fedeltà e la gelosia dal pregnante significato teleonomico.
Sconvolgere questo delicato equilibrio porta alla crisi della famiglia ed a catena della società e degli stati.
A buon intenditor poche parole.



martedì 23 luglio 2013

LA CAMORRA IERI, OGGI, DOMANI



Vivere a Napoli significa necessariamente confrontarsi con la camorra, la quale, come una piovra, avvolge con i suoi tentacoli tutta la città ed il suo tessuto produttivo.
Se si abita nei quartieri degradati si sogna di poterne far parte, se si è un commerciante bisogna subirne il pizzo, se si fa parte della sempre più stretta cerchia degli intellettuali vi è l’obbligo morale di analizzarne il fenomeno e proporre rimedi per estirparlo.
La camorra ha origini remote.
Importata nel seicento dagli spagnoli, durante gli anni del viceregno, per secoli ha avuto un ferreo codice d’onore, durato fino all’epoca in cui regnava incontrastato Raffaele Cutolo, il folle ordinatore che vietava il commercio della droga. Caduto lui, la polvere bianca è dilagata, distruggendo i corpi ed inquinando le coscienze, dando luogo, con i giganteschi proventi del suo commercio, ad una sorta di antistato, ormai più potente delle stesse istituzioni, che hanno preferito allearsi con la criminalità organizzata invece di tentare di combatterla.
Non dimentichiamo che, grazie alla camorra, vivono centinaia di migliaia di napoletani, che Scampia è la più grande piazza di spaccio d’Europa e che da tempo è in voga un turismo, sempre più diffuso, che consiste nel trascorrere il week-end all’ombra del Vesuvio per procacciarsi la dose, a prezzi di favore, per alcune settimane.
Fino a quando mancherà il lavoro ed i giovani migliori saranno costretti ad emigrare, non vi è alcuna speranza di contrastare la camorra.
Se lo Stato volesse realmente abbozzare un tentativo, se non di debellarla, almeno di mitigarne la nefasta influenza, dovrebbe farsi fautore di una sorta di piano Marschall, coinvolgendo, con cospicui incentivi economici, i funzionari più validi, i poliziotti ed i carabinieri più motivati, oltre, naturalmente, i questori, i prefetti ed i magistrati, disposti ad impegnarsi in una sfida entusiasmante, che i napoletani da soli non sono in grado di vincere.
A fronte di tante carenze, Napoli possiede una misconosciuta ricchezza: la più alta concentrazione di giovani del mondo occidentale, uno straordinario propellente che, se correttamente utilizzato, può indurre un radicale mutamento di rotta ed i tanti ragazzi che oggi subiscono il perverso fascino del boss, dell’auto di lusso, della motocicletta da corsa, del videotelefonino alla moda, capirebbero che esiste la realtà di un lavoro onesto e la possibilità di un futuro diverso.
E siamo certi che lo stesso Cosimo Di Lauro, la cui foto imperversa sui telefonini dei giovani di ambo i sessi, si cercherebbe un lavoro ne “La Squadra” o in qualche altro serial televisivo e le sue imprese sarebbero finalmente solo virtuali, figlie della fantasia e non della triste realtà di Secondigliano.

Questo articolo sarà inserito nel nuovo libro di Salvatore Cuffaro, ex governatore della Sicilia, già autore del successo editoriale “Il candore delle cornacchie”.

sabato 20 luglio 2013

Un Papa emerito in Vaticano


Benedetto XVI, nell’abdicare dalla Cattedra, si giustificò  con gravi motivi di salute. 
Molti gridarono al “vil rifiuto” e parlarono viceversa di gravi dissidi con la Curia.
Tutti ci aspettavamo che si ritirasse nella quiete delle sue stanze a pregare, invece, giorno dopo giorno, la sua presenza diventa sempre più ingombrante al fianco di Francesco, al punto da scrivere di suo pugno una parte dell’ultima enciclica, dando luogo ad una situazione paradossale di una Chiesa con due teste, circostanza che certamente, in tempi brevi, creerà, oltre ad un imbarazzante precedente, una confusione nel processo di evangelizzazione ed un ritardo nelle improcrastinabili decisioni per modernizzare un apparato che non riesce più a stare al passo con i tempi.


Il futuro della droga


Nell'arco dei prossimi dieci anni il mercato mondiale degli stupefacenti sarà sconvolto dall'uscita incalzante di sempre nuove sostanze sintetizzate in laboratorio, in grado di mimare perfettamente gli effetti prodotti dalle droghe maggiori, a fronte di effetti collaterali devastanti.
Tali prodotti alla portata di ogni laboratorio ben attrezzato, posto in qualsiasi angolo del mondo, saranno commercializzati sul WEB a prezzi ridottissimi e costituiranno una concorrenza tale da far precipitare in poco tempo i prezzi dell'eroina e della cocaina.
Come reagiranno i trafficanti, ed i governi?
I primi perderanno denaro e potere, senza riuscire a fermare questo nuovo mercato, perché ubiquitario e di conseguenza diminuirà il loro condizionamento sugli Stati, i quali potrebbero finalmente cogliere l'occasione per liberalizzare la vendita della droga, che dovrà essere pura, economica ed offerta sotto controllo sanitario.

giovedì 11 luglio 2013

Pietà per i bambini


tra le tante problematiche che affliggono il pianeta carcere vi è il disagio degli oltre 100.000 bambini che si recano a fare visita al genitore detenuto e diventano vittime di colpe di cui sono assolutamente innocenti. Sconvolti dall'improvvisa assenza, emarginati dalla scuola, sono turbati da quelle rare visite, condite da attese interminabili, perquisizioni, sequestri di giocattoli, pianti e grida disperate. Divengono di colpo poveri, perchè è venuta meno l'unica fonte di reddito (lecita o illecita) della famiglia. Non sanno spiegarsi il perchè di ciò che è successo , ma ne percepiscono la gravità dalle lacrime che all'improvviso inondano la casa.
Gli incontri con i propri figli sono uno dei pochi conforti concessi ai detenuti e sono l'unico modo per mantenere unita la famiglia. Il 90% dei penitenziari italiani non permette visite la domenica o compatibili con gli orari della scuola, e stiamo parlando di bambini fortunati, perchè Italiani, mentre tanti stranieri (oramai il 50% dei detenuti) non vedono per anni i propri familiari; basterebbe SKYPE e questi nostri fratelli potrebbero, a costo zero, veder crescere i propri figli e rimanere loro vicini, anche se si trovano a migliaia di chilometri di distanza.

luglio 2013: protesta dei Radicali presso l'ingresso visitatori del carcere di Poggioreale

sabato 6 luglio 2013

Verso un mondo senza lavoro

di Marina della Ragione

robot

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria mutazione genetica nel mercato del lavoro. Fino ad ora credevamo che ogni innovazione togliesse occupazione in un settore per crearne altra in campi diversi. Infatti, il motore a vapore ha reso inutili gli stallieri, ma ha creato l’industria ferroviaria, dando impulso alla siderurgia, ma oggi o robot, la telematica e tecnologie sempre più raffinate, sostituiscono l’uomo con la macchina, senza che la produzione diminuisca, anzi aumenta ed aumenterà sempre di più, liberando l’uomo dalla maledizione biblica di procacciarsi da vivere con il sudore della fronte. E non dobbiamo accusare come sempre la globalizzazione, perché molte industrie de localizzate in Asia stanno ritornando in occidente soltanto che vengono affidate alle macchine; un sovvertimento inesorabile anche in paesi a basso costo del lavoro, come Cina e India, dove si tende a sostituire gli operai con i robot.
La digitalizzazione ha effetti devastanti sulla occupazione, sostituendosi a mestieri sempre più sofisticati. I paradigmi del lavoro, dello sviluppo e del benessere che abbiamo conosciuto finora, sono destinati a cambiare più di quanto non immaginiamo.
La fotografia digitale ha fatto fallire la Kodak con i suoi 140.000 dipendenti, mentre Instagram, nuovo monopolista nel mondo delle immagini, aveva appena 13 dipendenti quando la compro Facebook.
Molti ancora si lamentano della progressiva scomparsa del posto fisso, mentre dobbiamo renderci conto che non solo molti mestieri, ma anche quasi tutte le professioni vengono oramai svolti dalle macchine. 
L’era dei robot, annunciata profeticamente dai libri di fantascienza è arrivata davvero. Un mondo nuovo fatto di badanti elettroniche con sembianze umane che negli ospedali giapponesi già assistono anziani malati, o i cingolati della General Eletric, che si occupano della manutenzione e del rifornimento negli aeroporti, ispezionando minuziosamente i motori dei jet, prima e dopo la partenza. Le metropolitane di Milano, Parigi ed Amburgo che sfrecciano senza conducente, i tram automatici in Germania, i droni americani che volano senza pilota da 8 anni, mentre si prevede che tra il 2016 ed il 2018 tutti i voli saranno guidati dal computer di bordo. I bancomat che compiono tutte le operazioni di uno sportello bancario, l’auto che cammina da sola preparata da Google, i programmi Turbo Tax o Tax Act che da anni permettono a decine di milioni di Americani di presentare la dichiarazione dei redditi senza l’ausilio di un commercialista. Le agenzie di notizie sul web che mandano in soffitta i giornali stampati, le università on line che permettono di seguire le lezioni dei più illustri luminari. I programmi diagnostici in medicina che rendono superfluo l’operato del medico, perché in grado di comparare il paziente in esame con una casistica infinita. 
La politica deve prepararsi ad affrontare un quadro profondamente diverso rispetto ai dogmi del passato: un sistema produttivo che però richiede minime quote di lavoro, senza necessariamente giungere a quanto profetizzato dai futurologi più ortodossi, che affermano che in futuro ci saranno sol tue tipi di lavoro: quelli in cui dici al computer cosa devi fare e quelli nei quali è un computer a dirti come comportarti.
Altre ricette sono state proposte in passato a partire da quella di Rifkin, che fu il primo nel 1995, nel suo libro “La fine del lavoro” a focalizzare il problema dell’impatto della tecnologia sull’occupazione e propose una riduzione generalizzata degli orari di lavoro, fino a Latouche fautore della crescita.
Un quadro quanto mai incerto, complicato dal fatto che la politica, soprattutto la democrazia viene chiamata a rompere schemi consolidati ed a prendere scelte coraggiose che possono rappresentare un salto nel buio, in un momento in cui tutti i governi dell’occidente vivono un processo di sfaldamento e di indebolimento di tutti i poteri.
Di conseguenza, come ci insegna la storia la dittatura è alle porte e dobbiamo auspicare sia a livello planetario e possibilmente illuminata.
Per chi volesse approfondire l’argomento consiglio di consultare su internet un mio breve saggio: “Un’idea per salvare il mondo”.

Marina della Ragione

giovedì 20 giugno 2013

Giornalieri esempi di follia giudiziaria



In questi giorni assistiamo ad un triste spettacolo: di una magistratura, vistasi assediata e sempre più delegittimata, la quale sta dando, disperatamente gli ultimi colpi di coda, mettendo in mostra gli anacronismi lasciatici in eredità dalla costituzione, che nella spartizione dei poteri, non è riuscita a garantire un reale equilibrio tra gli stessi, concedendo ad un manipolo di PM, attraverso milioni di costose intercettazioni a strascico di acquisire una quantità di informazioni, tale da poter ricattare chiunque.
Diteci in quale Paese del mondo un capo di governo può essere sottoposto a 300.000 intercettazioni senza gridare al golpe. Dove un magistrato datosi alla politica, non rientra nella sede predestinata, costringendo, evento rarissimo, il CSM a bacchettarlo nel tentativo di metterlo in regola.
Dove una procura chiama a deporre le più alte cariche dello stato, incluso il Presidente della Repubblica, creando un clamoroso precedente, in un momento delicato, in cui abbiamo bisogno di regole e non di eccezioni, soprattutto in un processo nel quale da pochi giorni la Corte Costituzionale aveva dato torto ai PM, sancendo solennemente la posizione di Napolitano.
E non possiamo esimerci dal prendere in esame l’andamento del processo Ruby, dove si persegue un teorema, più che la ricerca della verità, accusando il cavaliere Berlusconi di corruzione di minorenne, senza alcuna prova testimoniale e di concussione di funzionario pubblico, senza chiedersi se il tentativo sia avvenuto nella veste istituzionale, allora la competenza è spostata automaticamente al Tribunale dei ministri o se da privato cittadino e perché il funzionario avrebbe dovuto esaudire la richiesta.
La colpa di questa follia giudiziaria non dipende solo dai PM in preda a protagonismo e giustizialismo, ma ha origini remote.
La magistratura, come corpo organico di impiegati pubblici, è un grande apparato burocratico che non esiste in nessuna delle democrazie liberali, dove la Giustizia si esercita con procedure più garantiste per l’imputato, derivate dallo habeas corpus. Da noi, per storia, natura e funzioni la magistratura è tutt’altro che garantista. Durante il fascismo serviva il tiranno. Caduta la dittatura, trasferita pedissequamente in un contesto pluralista si è trasformata, priva di controllo democratico in un potere folle come possiamo costatare ogni giorno.


sabato 8 giugno 2013

La perfezione del creato come prova dell’esistenza di Dio

Dio crea gli elementi
miniatura del XIV secolo
 Parigi-biblioteca di Saint Geneviève



Tutto l’universo mette in mostra la meravigliosa armonia logica che ha guidato la mente suprema artefice della sua creazione, dal macroscopico al microscopico, dalla regolarità delle foglie alla struttura degli atomi, dalla perfezione del moto gravitazionale alla precisione nella sequenza degli amminoacidi che compongono una proteina.
Anche la mente più ingenua di un bambino può notare la bellezza dei fiori in un campo o il mistero di un seme che, gettato nel terreno, dà luogo ad una pianta. Le regolarità geometriche che si osservano in natura sono sbalorditive e fecero affermare a Galileo che le leggi fisiche sono scritte in linguaggio matematico, mentre Keplero, nella perfetta armonia intuiva come la mente del Creatore si fosse espressa seguendo un rigoroso modello geometrico.
Possiamo osservare queste caratteristiche in infiniti esempi, soprattutto nelle configurazioni spaziali delle molecole, come nell’acqua, dove l’angolo formato dagli atomi di idrogeno legati all’ossigeno misura 150° e basterebbe la variazione di un solo grado per cambiarne completamente le proprietà, fondamentali per l’esistenza della stessa vita.

la corolla di un fiore

Pianta di agave

Anche nei reticoli cristallini viene rispettata una simmetria geometrica, ma il massimo della perfezione possiamo ammirarlo nella molecola del DNA, base di tutto il mondo vivente, costituita da due filamenti (formati da fosfati e glicidi), avvolti in una doppia elica e uniti tra loro da coppie di basi (adenina-timina, citosina-guanina).
Un altro esempio di armonia preso dal mondo vegetale è la fillotassi: la distribuzione logica delle foglie sul fusto delle piante, la quale presenta sostanziali differenze a seconda delle necessità biologiche delle varie specie, come i girasoli che durante la crescita variano l’orientamento da est ad ovest nel corso della giornata per sfruttare al massimo i raggi del sole con una rotazione di 137,5°, movimento inutile dopo la maturazione. Una mirabilia che colpì anche l’attenzione e la fantasia dei popoli primitivi.
Spostandoci nel mondo animale una organizzazione intelligente dello spazio col massimo rendimento ed il minimo consumo ci è offerto dalle celle delle api, la cui forma esagonale produce lo spazio necessario per il miele con il minimo impiego di cera, consentendo l’utilizzo completo della superficie a disposizione.
La particolare forma di spirale logaritmica che abbiamo visto nei girasoli la ritroviamo identica nel nautilo, nelle conchiglie e nel volo del falco pellegrino.
Di fronte a manifestazioni così perfette di ordine, armonia e potremmo aggiungere bellezza, riscontriamo una finalità così smaccata che nessuno scienziato per quanto ateo, può negare.

Una spaccatura delle Dolomiti

Ammonite fossile

La stretta relazione che lega l’informazione genetica alla sua espressione fenotipica, il seme allo sviluppo della pianta, l’organo alla sua funzione sono innegabili ed oramai il concetto di teleonomia, propugnato da Jacques Monod nel suo celebre libro: ”Il caso e la necessità”, il quale riferiva tutto alla selezione naturale su strutture formatesi spontaneamente senza alcuna finalità precostituita, non trova più il credito indiscusso di cui ha goduto per decenni. Infatti, le più recenti ricerche nel campo della biologia evolutiva lasciano trapelare principi e regole che ancora non conosciamo compiutamente.
Riferirlo ad un’intelligenza esterna, che l’ha creato con leggi proprie è stato riconosciuto da sommi scienziati, in primis Einstein. La creazione non è stato un evento statico e immutabile, ma ha subito e subisce continue variazioni, compito della scienza è quello di ricostruire le tappe di questo dinamismo, in base alle informazioni di cui dispone, le quali aumentano giorno dopo giorno.
Il cielo stellato che ci affascina in una notte d’agosto è una rappresentazione di un remoto passato, che ha impiegato un tempo tale, prima di giungere ai nostri occhi, che molte di quelle stelle non esistono più.
La stessa terra sulla quale viviamo ha subito una serie di cambiamenti nell’atmosfera, nei mari, nei continenti, negli stessi esseri viventi che la popolano prima che si creasse un habitat adatto al formarsi della vita, ha conosciuto, terremoti devastazioni, cadute di meteoriti ed eruzioni vulcaniche. Nella lunga storia della vita si è passati dagli esseri unicellulari all’uomo.
Se ammiriamo le dolomiti, dobbiamo immaginarci una lunga storia geologica di centinaia di migliaia di anni. Solo l’uomo è in grado di apprezzare quest’armonica bellezza, ma non riesce a coglierne pienamente la finalità, salvo che non sia stato creato per dare un senso a questo straordinario progetto. Il suo smisurato orgoglio gli ha fatto credere a lungo di costituire il centro dell’universo e di avere anche un destino dopo la morte, prima che cominciasse ad insinuarsi il dubbio e a rendersi conto della sua caducità.
Sono pensieri che ci danno l’idea della nostra miseria della nostra nobiltà; sperduti nell’infinita immensità degli spazi, destinati a vivere un lampo a confronto dell’eternità, non riusciamo a credere che la nostra coscienza si sia accesa per caso, a contemplare un universo ostile o quanto meno indifferente al nostro destino.

Una penna di Pavone

Jacob Bouttats
La creazione degli uccelli e dei pesci
XVII secolo-Pamplona museo della Navarra


martedì 21 maggio 2013

L’amore al tempo della galera



Avrei voluto intitolare questo capitolo Il sesso nelle carceri poi sono stato attirato da questo titolo di derivazione cinematografica e ho deciso di adottarlo per discutere di quello che, a parere dei detenuti, quasi tutti molto giovani, è la privazione più grave: l’impossibilità di continuare a praticare una dignitosa affettività con le persone care, anche loro condannate, senza alcuna colpa, alla stessa pena e non vogliamo parlare solo di sesso negato, ma anche dell’impossibilità di continuare ad intrattenere un decente, anche se discontinuo rapporto, con i propri figli in tenera età, che sono sottratti per lunghi periodi da qualsiasi contatto col genitore.
Si tratta di un tema scottante, tale da suscitare imbarazzo e perplessità anche solo a parlarne, ma alcune nazioni, Svizzera, Spagna, Svezia lo hanno affrontato con coraggio ed hanno trovato delle soluzioni dalle quali prendere esempio.
L’argomento è talmente audace che si è voluto creare un termine ambiguo: affettività per aggirare la terminologia più esplicita di sesso, che potrebbe mettere subito in fuga moralisti e benpensanti.
Tutti riconosciamo che l’essere umano ha bisogno di affetto, tanto più quando viene a trovarsi in situazioni di disagio e senza dubbio la restrizione della libertà è una delle condizioni più penose da sopportare.
Nella repressione degli affetti si verificano gravi deviazioni, comprese quelle sessuali. A questo proposito lapidario è il pensiero di Friedrich Nietzsche: "È noto che la fantasia sessuale viene moderata, anzi quasi repressa, dalla regolarità dei rapporti sessuali, e che al contrario diventa sfrenata e dissoluta per la continenza e il disordine dei rapporti." (“Umano, troppo umano”, I, n. 141).
Allora la soluzione va cercata in una politica illuminata che, nell’esecuzione della pena, privilegi sin dall’inizio, se non è possibile l’uscita dal carcere, almeno l’incontro periodico coi propri cari e non il distacco netto e la drastica separazione, causa di infiniti problemi esistenziali, di relazione e interpersonali.
Nell’interno del carcere è opportuno creare degli ambienti, che pur rispondendo a tutti i requisiti di sicurezza, offrano al recluso ed ai suoi familiari dei momenti di intimità. Se un detenuto riesce a mantenere una rete solida di rapporti affettivi, oltre a tollerare di buon grado la pena da scontare, corre molti meno rischi di tornare a commettere reati, inoltre conserva un comportamento corretto, quando queste occasioni di incontri ravvicinati… sono subordinati ad un condotta assolutamente irreprensibile.
Prima di considerare gli incontri intimi bisogna valutare tutta una gamma di possibilità intermedie, che vanno dai colloqui gastronomici, la possibilità di consumare un pasto con parenti ed amici, alla facoltà per i familiari di partecipare a giornate particolari come il Natale o la Pasqua ed infine, molto importanti, gli incontri con i propri figli in tenera età, in ambienti opportuni e, se richiesta, con l’assistenza di psicologi ed operatori sociali. 
Le sorprendenti scoperte di Reich hanno dimostrato in maniera inequivocabile quanto la repressione sessuale generi violenza e come le istituzioni tendano a canalizzare l’esplosione di queste pulsioni primitive per utilizzarle nei conflitti bellici.
La violenza che si produce nelle carceri, impedendo anche solo la parvenza di un’attività sessuale, non giova a nessuno, certamente non alla società che si trova a ricevere individui incattiviti, nei quali cova l’odio e la vendetta, invece che la volontà di reinserimento.
La storia del carcere è lunga quanto quella dell’uomo, ma le segregazioni nell’antichità (Roma docet) e nel medio evo ripugnano la sensibilità moderna per le atrocità ed il costante utilizzo della tortura, per cui un’analisi storica sulla nascita dei sistemi penitenziari bisogna farla risalire alla nascita della società industriale ed all’accentuazione dell’esercizio del potere dello Stato, in momenti dominati dalla cultura religiosa, che ha sempre dato al sesso una valenza particolare di demonizzazione.
Pensiamo alle Lettere di San Paolo ai Padri della chiesa, ad Origene, a San Girolamo, a Sant’Agostino, fino ad Alberto Magno e San Tommaso d’Aquino. Di conseguenza una soluzione al problema "affettività", intesa in particolare nella sua dimensione sessuale, deve cominciare necessariamente attraverso una critica storico culturale puntuale e puntigliosa. Dobbiamo ripercorrere e rivisitare tutta la nostra tradizione culturale sull’argomento, ereditata in duemila anni di storia dell’Occidente, che ha accompagnato ed influito sul concetto del sesso e del piacere in generale, vissuto costantemente come peccato, male necessario solo per la procreazione ed a salvaguardia della specie.
La cattolicissima Spagna o la democratica Svizzera da tempo consentono i "colloqui intimi" ed hanno ottenuto ottimi risultati.
In Italia per evitare che qualcuno confonda le "stanze dell’affettività" con le "celle a luci rosse" è necessaria un rivoluzione culturale. La pena è privazione della libertà, ma non deve significare anche distruzione degli affetti ed annullamento completo di una normale vita sessuale.
Naturalmente non bisogna considerare unicamente le esigenze di affettività degli uomini sposati o conviventi, trascurando i bisogni, impellenti ed improcrastinabili dei più giovani, che non hanno legami fissi, ma in compenso hanno ormoni in ebollizione e desideri difficile da placare. La masturbazione o l’omosessualità, i rimedi ai quali sono obbligati non sono certo la soluzione del problema.
Anche per loro bisogna predisporre un programma che tenga conto delle loro esigenze.
In Italia il meretricio è legale e sarebbe eccessivamente licenzioso pensare ad una cooperativa di prostitute che si convenzioni con le istituzioni carcerarie?
Vi sarebbe spazio anche per volontarie, moderne suffragette pronte ad immolarsi per una giusta causa, eventualmente anche per fanciulle poco attraenti, in virtù del fatto che molti detenuti a seguito della lunga astinenza sarebbero pronti a tutto…
Naturalmente agli ammogliati sarebbe vietato di accedere a questo servizio.
Naturalmente la prestazione sarebbe a spese del recluso.
Naturalmente sarebbe un evento sporadico molto dilazionato nel tempo.
Naturalmente potrebbero usufruirne solo quelli che osservano una condotta corretta.
Naturalmente tutti, politici ed opinione pubblica devono impegnarsi per risolvere lo spinoso problema.


        

sabato 18 maggio 2013

lettera aperta al Ministro Lorenzin




Illustre signor Ministro della Salute,

il suo predecessore ed i suoi più stretti collaboratori dott. Leonardi e prof. Bevere in pochi mesi ci hanno onorato due volte di una loro visita presso il gruppo universitario di Rebibbia, dando luogo ad un fattivo scambio di idee sulle problematiche collegate alla salute dei detenuti. L'ultima volta, presenti anche le più alte autorità del DAP, perché la soluzione puo' scaturire soltanto attraverso una stretta sinergia tra i due Ministeri.
Appena libera dai gravosi compiti di istituto gradiremmo che anche Lei venisse a farci visita.
La aspettiamo.

                                                            Distinti saluti
                                                            Achille della Ragione

Roma 10/05/2013 

mercoledì 8 maggio 2013

Lettera aperta al ministro Cancellieri



Illustre Signor Ministro della Giustizia,

mi permetto di darLe qualche consiglio per migliorare la situazione nelle carceri e, soprattutto, per non cadere negli errori del Suo predecessore che, nonostante le pur lodevoli intenzioni, non ha risolto il drammatico problema del sovraffollamento e dell’invivibilità.
Per primo,proceda ad una modifica sostanziale del regolamento penitenziario che, attualmente, rappresenta il crepuscolo del diritto e della dignità umana.
Consenta ai tanti detenuti anziani e affetti da gravi patologie di poter scontare la pena ai domiciliari, faccia che i drogati, prima che puniti, vadano curati in apposite strutture, faciliti il lavoro esterno, aumenti il numero delle telefonate con i familiari, abbia il coraggio di introdurre skype, che non è un pericolo, bensì il modo, a costo zero, con cui decine di migliaia di detenuti stranieri, che non hanno alcun contatto da anni con i propri cari, possano veder crescere i figli, che vivono a migliaia di chilometri di distanza. 
Conosco un solo rimedio, infallibile, per curare mali dell’animaquali solitudine, malinconia, sofferenza, nostalgia che dilagano tra i detenuti e spesso sono alla base dell’epidemia di suicidi: rimanere in contatto costante con i propri affetti, che patiscono, senza colpa, le nostre pene.
Faccia che l’Europa non ci consideri il fanalino di coda della civiltà.
Se poi il Parlamento troverà un accordo, ben venga un provvedimento di clemenza, l’unico veramente in grado di sfollare i penitenziari che rischiano di scoppiare.
Con la speranza di un Suo autorevole intervento, invio distinti saluti. 

Roma, 8 maggio 2013Achille della Ragione
Carcere di Rebibbia